Yara, riesumato il corpo del padre biologico del presunto assassino
La salma di Giuseppe Guerinoni sarà sottoposta agli esami scientifici: per gli inquirenti il suo dna coincide con quello dell'uomo che ha lasciato le sue tracce sugli slip e i leggings della ragazza
Un nuovo capitolo nella complicata inchiesta sulla morte di Yara Gambirasio, la tredicenne di Bremate di Sopra che è stata trovata senza vita tre mesi dopo la sua scomparsa avvenuta il 26 novembre 2010. Questa mattina, giovedì 7 marzo, è stata riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni, il bergamasco di Gorno morto nel 1999 e che, secondo gli inquirenti, sarebbe il padre biologico dell'assassino di Yara Gambirasio. a salma è stata prelevata dalla tomba del piccolo cimitero di Gorno attorno alle 7 di questa mattina e portata a Bergamo, dove verrà sottoposta a tutti gli accertamenti del caso, come disposto dalla procura.Secondo il pm titolare dell'inchiesta, Letizia Ruggeri, si tratterebbe di uno "scrupolo" per confermare quanto già scoperto dalla polizia scientifica, ovvero che Guerinoni sia al 99,9% il padre biologico dell'uomo che ha lasciato la propria traccia biologica sugli slip e i leggings della tredicenne di Brembate Sopra. Un giallo lungo tre anni E' il 26 novembre 2010 quando Yara esce dalla palestra che dista poche centinaia di metri da casa e di lei si perdono le tracce. Tre mesi dopo, il suo corpo viene trovato in un campo abbandonato. L'autopsia svela una ferita alla testa, le coltellate alla schiena, al collo e ai polsi. Dopo il ritrovamento del corpo si arriva all'arresto di Mohamed Fikri, rilasciato per una traduzione sbagliata. Ma pochi giorni fa si sono nuovamente accesi i riflettori su Fikri in quanto cade l'accusa di omicidio e si profila quella di favoreggiamento. Il giudice delle indagini preliminari Ezia Maccora archivia il fascicolo con la prima ipotesi, ma rimanda gli atti al pm di Bergamo Letizia Ruggeri perché indaghi sulla seconda. Il gip ricorda che dalle analisi e dagli esami sui vestiti e nei polmoni di Yara c'erano polveri riconducibili a calce, sostanze "simili ai materiali campionati nel cantiere di Mapello", dove lavorava il tunisino. Inoltre, la zona in cui le celle telefoniche agganciano il cellulare della ragazza, nell'arco di tempo che va dalle 18.30 alle 19, "coprono anche l'area del cantiere, "rendendo plausibile in quel range temporale la presenza di Yara e di Fikri in un territorio circoscritto". Ma l'operaio non l'ha uccisa. Lo scagionano l suo Dna che non corrisponde con quello trovato sugli slip e sui leggings della 13enne, l'analisi delle celle telefoniche dimostrano che il tunisino non è andato nel campo di Chignolo d'Isola, dove la vittima e' stata uccisa e abbandonata. Tuttavia secondo il giudice ci sono delle "incongruenze" nelle telefonate di Fikri e tali incongruenze potrebbero far ritenere che la sera del 26 novembre 2010, l'uomo "ha visto o è venuto a conoscenza di circostanze collegate alla scomparsa e all'omicidio di Yara".