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L'affondo finale di Ilda:vuol fare la festa al CavLa data? Venerdì 8 marzo

Boccassini, Berlusconi e Ruby

Attacco finale del pool di Milano. Venerdì la Boccassini chiederà la condanna di Berlusconi, anche se Ruby non si è mai dichiarata "vittima" di Silvio

Andrea Tempestini
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di Cristiana Lodi   Il vero colpo di scena arriverà venerdì. L'8 marzo: giorno dedicato alla donna. E giorno di Ilda Boccassini, il quale procuratore aggiunto “presso” il Tribunale di Milano, farà la richiesta di condanna per Silvio Berlusconi. Si batterà come una leonessa dentro la toga pur di spedire in prigione l'eccellente imputato, macchiatosi a suo avviso, di prostituzione minorile e concussione. Tutti gli occhi saranno sopra di lei. E le sue parole tuoneranno dentro e fuori dall'aula, proibita alle telecamere ma non ai telefonini.   A gennaio 2010 il magistrato Ilda, coadiuvata da Antonimo Sangermano, chiese e ottenne di mandare a processo il Cavaliere secondo la formula del rito immediato. Convinta, del resto, non ci fosse nemmeno bisogno di un'udienza preliminare, perché la prova era (secondo la stessa pm) già esistente. E presente. Dove? Nelle folcloristiche conversazioni telefoniche che i protagonisti del cosiddetto Rubygate hanno intrattenuto per alcuni mesi dopo l'arresto di Karima El Marough: la marocchina dal cui alias prende nome il processo.  Proprio lei, in quanto minorenne all'epoca dei fatti (cene), sarebbe la vittima che per tutto il processo non si è dichiarata tale, negando anche in fase di indagini di avere avuto rapporti di sesso con l'ex premier. Facendo così venire meno l'ipotesi di reato della prostituzione minorile. Sempre Ruby, sarebbe il fulcro intorno al quale s'imbastisce il reato di concussione di alcuni funzionari della Questura di Milano che la notte del 27 maggio 2010 l'affidarono all'allora consigliere regionale Nicole Minetti. Reato, anche questo, di fatto crollato davanti agli stessi funzionari che hanno negato di avere ricevuto pressioni dall'allora capo del governo. Dunque? Di cosa si sta parlando e scrivendo da oltre tre anni? Di una sentenza di  condanna inspiegabile ma probabile. E prevista (salvo variazioni del collegio giudicante formato da tre donne) lunedì 18 marzo.  La requisitoria celebrata ieri dal pm Antonio Sangermano è  ancorata alle chiacchierate telefoniche di cui sopra e considerate prova di reato. Ed è una carrellata di siparietti  semi-erotici improvvisati da belle ragazze (maggiorenni) a colpi di seni scoperti e abiti ridotti al minimo della stoffa. Atti presunti e carpiti dalla microspia telefonica, ma negati in aula dalle ragazze, comunque pronte a battersi fra loro pur di avere un posto alla tavola di Arcore o Villa San Martino. Allora tuona Antonio Sangermano: «Quelle cene erano un collaudato sistema prostitutivo organizzato per il piacere sessuale e il divertimento di Berlusconi». E la prostituzione minorile? Dov'è? Non c'è: «Era un sistema articolato in tre fasi: cena, bunga bunga e poi sesso. E c'era persino una competizione tra le ragazze, ansiose di restare a dormire a Villa San Martino».  E Ruby in tutto questo? Certo, dice il pm: «Lei era parte integrante del sistema prostituivo». E poco importa che lei neghi. Raro vedere una vittima che non si dichiari tale. Nicole Minetti poi, «compiva personalmente atti prostitutivi e faceva da agevolatrice dell'altrui prostituzione, ricavandone oltre a denaro anche l'inserimento in politica». Dunque niente di «elegante alle cene di Arcore», aggiunge l'accusa. E, ci mancherebbe, non erano nemmeno spettacoli di burlesque, ma un «mercimonio sessuale a pagamento». Immediata la replica del Cavaliere: «Quella del pm è una fantasiosa ricostruzione delle famigerate cene a casa mia. Io ho avuto la duplice fortuna (e forse il merito) di non aver mai dovuto remunerare una signorina o una signora per avere rapporti intimi. E sono sempre stato in grado di dare una risposta positiva a chi mi si rivolgesse chiedendomi un aiuto». L'accusa contesta anche all'imputato «l'avere remunerato i testimoni a suo carico con 2.500 euro mensili». Pagamenti «alla luce del sole, di cui la Procura è a conoscenza da sempre», replica l'avvocato Niccolò Ghedini, «un aiuto a persone danneggiate e che Berlusconi ha voluto sostenere come ha sempre dichiarato». E aggiunge il difensore: «Un processo mediatico, ma non giuridico. Non si è  parlato della Questura, né dei presunti rapporti sessuali con la minorenne. Che infatti non ci sono stati». L'agenda processuale del Cavaliere è fitta in questo marzo dopo-voto: giovedì sentenza Unipol. Il 23 marzo verdetto Mediaset.  

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