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La tentazione di Ratzinger:rifugiarsi nella sua Baviera

In Vaticano è pronto un appartamento per lui, ma c'è un'altra ipotesi: un rientro in Germania, per riposare nell'amato santuario di Altötting

Matteo Legnani
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  Un cancello, un piccolo vialetto, poi appaiono le mura del monastero che si sta preparando ad accogliere Joseph Ratzinger, Pontefice dimissionario, dopo il 28 febbraio e il periodo di circa due mesi passati a Castel Gandolfo. A pochi passi, sempre alle spalle del mastodontico palazzo del Governatorato, c'è la palazzina della Radio Vaticana che sorge proprio sulla cima del Colle Vaticano.  A guardarlo da una certa distanza, seminascosto tra i mille sentieri, prati, declini, costruzioni che animano  quel microcosmo che sono i giardini vaticani, l'edificio sembra una casa di campagna, su quattro piani, è vero, ma dall'aria modesta, molto lontano dai fasti del Palazzo Apostolico, che dista pochi metri dal monastero  dell'Ecclesia Mater,  ma sembra davvero appartenere a un altro mondo o forse a un'altra epoca. Ma si fermerà davvero tra queste mura, la vita di Ratzinger? O da qui, chiudendosi alle spalle il cancello, lasciando il vialetto, potrebbe cominciare un altro viaggio, là dove probabilmente il suo cuore, o la sua mente, appena è possibile, già corrono, nella Baviera dell'infanzia e della gioventù, della vocazione e dell'amore per la Madonna, la «cara patria» mai dimenticata?  Su un lato dell'edificio, Giovanni Paolo II, che lo destinò alle suore di clausura, ha fatto costruire una cappella che ora sarà utilizzata dall'ex Papa per celebrare la messa e per pregare con la piccola comunità (composta dall'arcivescovo Georg Gaenswein e da alcune memores domini, cioè le laiche consacrate dei Comunione e Liberazione che hanno servito in questi 8 anni nell'Appartamento Pontificio) che lo accompagna nella nuova dimora. Qui Benedetto XVI porterà i propri averi personali, il pianoforte, le lettere - ma solo appunto, quelle personali - i libri (non tutti, non ci starebbero, ne possiede molte migliaia), i doni. non ci sarà, invece, niente di ciò che userà ancora per qualche tempo nell'appartamento papale, persino le posate, che saranno rese inutilizzabili, come avviene quando un Papa muore. Da lì guarderà il tempo passare, misurandolo con la preghiera e gli studi, il silenzio, la meditazione. Forse scriverà qualche libro, forse le riflessioni che   dovevano essere contenute nell'enciclica sulla fede cui lavorava il Pontefice, potrebbero confluire appunto in un  libro firmato Joseph Ratzinger. Ma non è detto che questo sia davvero l'ultimo «indirizzo» del «vescovo emerito di Roma» o come si potrà definire, dal 1 marzo in poi. Fin dai primi, concitati momenti in cui il mondo apprendeva la notizia-choc delle dimissioni, i giornalisti chiedevano a padre Federico Lombardi se papa Benedetto XVI avrebbe anche potuto decidere di tornarsene in Germania, anzi, per la precisione, in Baviera. La risposta fu che poteva anche essere,  che non gli prospettava una vita «da recluso», ma certo in quel momento non era possibile dare risposte  precise sulle future decisioni di Ratzinger. Poi lo stesso Pontefice dichiarò di volere trascorrere il resto del suo tempo «nascosto» e «in preghiera». Ma per sempre nei giardini vaticani? In molti, infatti, tra i prelati di lungo corso che ben conoscono il Papa e il suo carattere, pensano che, magari tra qualche tempo, quando il clamore intorno alla sua figura e alla sua decisione si sarà attenuato o spento del tutto, Ratzinger potrebbe decidere di lasciare il Vaticano e raggiungere la Baviera. Si parla di vari luoghi, tra cui uno di essi spicca per la predilezione che gli ha sempre riservato Benedetto XVI e per le tracce tangibili che ha lasciato sulla sua vita. È il santuario mariano di Altötting, che si trova a una decina di  chilometri di distanza da  Marktl am Inn, il paese dove  Benedetto XVI è nato il 16 Aprile del 1927. E forse non è un caso che il luogo di nascita del nuovo Papa sia così vicino alla fonte della devozione mariana del popolo tedesco, in particolare modo bavarese: ad Altötting, pochi chilometri più in là, si venera una miracolosa effigie della Madonna Nera cara ai cattolici della Mitteleuropa. Qui, ogni anno, giunge quasi un milione di pellegrini. Troppa gente, troppo clamore per il ritiro di un ex Pontefice, si potrebbe obiettare. Ma il santuario è grande e non sarebbe difficile trovare un luogo sufficientemente appartato, anzi decisamente inaccessibile, forse ancora di più che i giardini vaticani. È un luogo caro a Ratzinger, il Santuario bavarese. Nella sua autobiografia La mia vita (Ed. San Paolo, 1997) dedica  una intera pagina al santuario, quando ricorda il tempo lontano della sua fanciullezza. «Proprio negli anni della mia infanzia», scrive, «Altötting ritrovava un nuovo splendore, quando venne beatificato e poi canonizzato Corrado da Parzham, il santo frate portinaio. In quest'uomo, umile e benevolo, noi vedevamo incarnato il meglio della nostra gente, condotta dalla fede alla realizzazione delle sue più belle possibilità». Ad Altötting era stato in pellegrinaggio papa Giovanni Paolo II, nel 1980, e qui venne a pregare Benedetto XVI nel 2006.  Qui, forse, Ratzinger potrebbe davvero posare il suo cuore stanco, ma sempre innamorato di Cristo e della sua chiesa. di Caterina Maniaci  

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