L'erede di Ratzinger?"Giovane" e italiano
Il toto-pontefice è partito: Scola, Bagnasco e Ravasi favoriti "vaticani". Tra gli extra-europei in pole il canadese Oullet e l'americano Dolan
di Caterina Maniaci Il prossimo Pontefice? «Giovane, il più giovane possibile, capace di tenere insieme la Chiesa». Il commento, a caldo, lo fanno in parecchi, all'ombra del Cupolone. E l'identikit prosegue con un dettaglio certo non insignificante: possibilmente italiano. Ne parla anche Vittorio Messori, storico e scrittore di fama internazionale. Lo pensa anche André Vingt- Trois, arcivescovo di Parigi. In effetti, dopo l'ultimo concistoro, verso la fine del 2012, in cui papa Benedetto XVI ha creato nuovi porporati, il peso dei cardinali italiani sembra accresciuto, ma è altrettanto vero che molte nuove nomine sono di valenza internazionale. Il toto-Pontefice (brutto termine, ma chiaro per tutti) è già partito, anzi, per la verità, era già cominciato da diversi mesi, tenendosi in considerazione l'età avanzata di Joseph Ratzinger e anche quelli che non hanno mai smesso di ipotizzare come concreta l'ipotesi che sembrava impossibile, ossia proprio le dimissioni papali. È noto che quel che accade in Conclave, quando i cardinali sceglieranno il successore di Benedetto XVI, non è prevedibile, per i credenti agisce lo Spirito Santo e spesso le previsioni sono del tutto rovesciate dalle decisioni finali. Ora però si rincorrono nomi e volti e uno di questi potrebbe essere il nome e il volto di colui che si affaccerà a piazza San Pietro e verrà acclamato dalla folla, in tutto il mondo. Si parla insistentemente di Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che era comunque tra i papabili non dell'ultima ora. Il cardinale è considerato molto vicino al suo predecessore, Ratzinger appunto, e come sempre si fa notare che il suo percorso, da patriarca di Venezia e poi nella diocesi più importante d'Italia e non solo, è di quelli che possono certificare più che mai la sua salita al soglio pontificio. Anche il nome di Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, sembra balzare in pole position, così come il nome del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, molto noto per il suo impegno anche nel dialogo con i non credenti e per il suo prestigio nel mondo culturale. Ma anche per il franco canadese Marc Oullet, prefetto della centrale e strategica Congregazione per i vescovi. E dalla Curia proviene anche Leonardo Sandri, prefetto delle Chiese orientali. Si torna a parlare del cardinale austriaco Christoph Schoenborn. L'arcivescovo di Vienna, 67 anni, che rientra nel solco della tradizione segnata da Benedetto XVI, ma anche di una linea riformista nella Chiesa cattolica. E perché non un Pontefice “extra-europeo”? Potrebbe essere il primo della storia. Ecco allora il filippino Luis Antonio Tagle, l'americano Timothy Dolan, il brasiliano d'origini tedesche Odilo Pedro Scherer. E molti ricordano che già prima della sua elezione al Soglio di Pietro lo stesso Joseph Ratzinger disse nel 2004 a una televisione tedesca che i tempi erano maturi per un pontefice di colore. Sempre in tema di dietrologia, qualcuno parla del fatto che Joseph Ratzinger potrebbe essersi fatto da parte proprio per favorire l'elezione di un nuovo Pontefice da lui stesso indicato. Forse siamo nella fiction alla Dan Brown. Un'altra riflessione sembra più pertinente: sentendosi venir meno delle forze per le sfide epocali che la Chiesa ha davanti a sé, Benedetto XVI ha forse voluto evitare di lasciare la “barca di Pietro” senza una guida solida, con un Curia ingovernabile, così come lui stesso l'aveva trovata, otto anni fa.