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Eni-Saipem, i pm: "Maxi tangente in 7 tranche"

Secondo i pm la mazzetta di 197 milioni versata al governo algerino è arrivata in diversi flussi. Scaroni: "Io totalmente estraneo, già puniti i responsabili"

Sebastiano Solano
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La presunta tangente di 197 milioni versata dalla Saipem per aggiudicarsi una commessa di 11 miliardi dal governo algerino sarebbe stata suddivisa in 7 tranche, confluite poi sui conti della Pearl Partners Ltd, società di Hong Kong. E' questa l'ipotesi della Procura di Milano, nell'ambito dell'indagine che vede coinvolto l'amministratore delegato della compagnia petrolifera, Paolo Scaroni, e altre sette persone. Il decreto di perquisizione - Scorrendo il decreto di perquisizione della procura di Milano, si apprende che Scaroni, secondo i pm di Milano, avrebbe incontato nella sede di Parigi un intermediario della società che avrebbe fatto da collettore della tangente, finita poi al governo algerino in cambio della commessa. Dall'atto emerge anche il coinvolgimento dell'ex-manager Saipem, Pietro Varone, che avrebbe sponsorizzato con una nota per un Cda del 2007, la società presunta intermediaria. Sotto la lente d'ingrandimento dei pm Fabio de Pasquale, Sergio Spadaro e Giordano Baggio, sarebbero finiti poi i rapporti tra Varone e Farid Bedjaoui, intermediario della Pearl Partners Ltd., che sarebebro soci di un'azienda agricola. Le reazioni - Subito dopo l'uscita della notizia, Eni, controllante di Saipem, si è detta "totalmente estranea all'indagine della Procura di Milano", così come l'ad del cane a sei zampe, che si è dichiarato "estraneo alla vicenda", sottolineando, poi, che "i vertici sono stati già licenziati".

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