Livorno, gli immigrati rifiutano l'hotel: "Non vogliamo stare con le vostre donne e non c'è la televisione"
In albergo non sono nemmeno voluti entrare: «Non c'è la televisione. E neanche il wi-fi. E ci sono donne sposate: non possiamo sederci a tavola con loro, la religione islamica non ce lo permette». Per non parlare della posizione dell'hotel, giudicata troppo isolata. Del resto prima di essere trasferiti all'hotel Cinque Lecci di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, tredici dei venti immigrati provenienti dal Nordafrica avevano alloggiato, per due mesi, a Trapani «in piccoli appartamenti dove potevano vivere da soli», come hanno rivelato i responsabili delle Forze dell'ordine. Sistemazione che però hanno dovuto lasciare un paio di giorni fa per far spazio ai nuovi arrivati sbarcati in Sicilia. Un cambio mal digerito da un gruppo di migranti tra i 20 e i 25 anni di Gambia, Ghana, Zimbabwe e Kenya, che hanno protestato in modo talmente veemente da richiedere l'intervento dei Carabinieri. Alla fine, dopo una lunga trattativa, gli stranieri sono stati trasferiti in mini appartamenti di un'altra struttura, a 200 metri di distanza. La questura fa risalire il rifiuto di accomodarsi in hotel esclusivamente a motivazioni di carattere etico-religioso. «Le lamentele erano legate solo a motivi di convivenza», minimizza il commissario di Polizia di Piombino, Walter Delfino, «ai Cinque Lecci tredici rifugiati avrebbero dovuto pranzare e cenare nella sala dell'albergo insieme a donne sposate e donne sole. Per alcuni musulmani la promiscuità è blasfema». Una versione a sua volta contestata da Luca Guidi, capostruttura dell'accoglienza organizzata presso l'hotel di Campiglia Marittima dalla cooperativa Diogene, che giudica in modo opposto i due gruppi di migranti con cui ha avuto a che fare. «Quelli arrivati ieri (giovedì, ndr) sono persone stupende. E questi... questi...», ha alzato le braccia in riferimento al gruppo dei venti arrivato in mattinata dalla Sicilia a bordo di un pullman. Resta alta la tensione sullo smistamento dei profughi. Il governo è in affanno per la resistenza degli Enti locali ad accogliere i migranti. L'ultima circolare del capo del dipartimento Immigrazione del Viminale, Mario Morcone, con la quale il ministero dell'Interno ha chiesto ad ogni Provincia di farsi carico dell'ospitalità degli ultimi 10mila sbarcati, è rimasta di fatto lettera morta nonostante anche ieri Matteo Renzi abbia spronato tutti a fare la propria parte: «Il principio di solidarietà va gestito a tutti livelli. Lo chiederemo alle Regioni, ma anche all'Europa». Parole che il presidente del consiglio pronuncia in Valle d'Aosta, Regione che nei giorni scorsi aveva rifiutato di aprire le porte a 79 immigrati. A denunciare il fallimento della redistribuzione dei migranti sono gli stessi prefetti cui il Viminale aveva affidato il compito di mediare con le amministrazioni locali. «I Comuni rifiutano di farsi carico dei migranti: sono solo 800 su circa 8 mila quelli che hanno risposto positivamente agli appelli per trovare posti di accoglienza sui loro territori», rivela Antonio Corona, presidente dell'Associazione prefettizi. Ieri la sigla sindacale si è riunita in assemblea, proprio al Viminale, insieme ai colleghi del Sinpref, altro sindacato dei prefetti. «Il sistema di accoglienza sta collassando e siamo lasciati soli a gestire l'emergenza», attacca Carlo Palomba, presidente del Sinpref. I prefetti temono che nei prossimi mesi, nei quali si prevedono dai 170mila ai 200mila sbarchi, la situazione diventi ingestibile «senza una soluzione a livello centrale». «C'è da scommettere che nei prossimi venti giorni, fino alle elezioni regionali, saremo carne da macello», prevede Palomba. I prefetti attaccano il ministro dell'Interno: «La politica non ci ha messo, in questi mesi, la faccia. Sulle circolari ministeriali avrebbe dovuto esserci anche la firma del ministro, insieme a quella del prefetto Morcone». Nel frattempo gli arrivi non si fermano. Ieri la fregata tedesca Hessen ha soccorso al largo della Libia almeno duecento migranti che stavano andando alla deriva a bordo di un barcone rudimentale. Il passo successivo consisterà nel trasferire gli stanieri verso l'Italia, in un porto ancora da individuare. Dall'inizio del 2015 ad oggi sono circa 40mila gli immigrati sbarcati nel nostro Paese. di Tommaso Montesano