I Black bloc no i tagliagole sì: autogol di Rolex
Figli di ministri. Black bloc. Basta politica a suon di Rolex. Le rivoluzioni una volta erano scandite da tempi precisi, da ingranaggi sofisticati proprio come quelli dell'orologio svizzero. Soprattutto quelle barbute avvolte dal fumo di un buon Cohiba. Tanto che Fidel Castro e Che Guevara amavano mettere al polso un Rolex. Essere rivoluzionari e chic divenne per anni un messaggio così forte da passare la barricata, finire sulle riviste patinate e cavalcare le logiche del marketing. Una promozione che la casa di orologi di lusso si è ritrovata tra le mani come un vento in poppa insperato. Sarebbe stato un errore virare stizziti e finire senza vento. Meglio vendere qualche Rolex in più senza stare a fare i puntigliosi. Oggi però che gli echi di quelle rivoluzioni sono scomparsi con Chavez (che pure amava i Rolex), a finire immortalati con il lussuoso orologio tocca ai black bloc che sfasciano vetrine a Milano per dire no all'Expo. Il fastidio per quelle immagini è stato colto dal premier Renzi, a cui ha fatto eco Angelino Alfano. Con un po' di buon senso da padre di famiglia (avrebbe fatto lo stesso ragionamento anche mia nonna, contadina doc) hanno puntato il dito sulla contraddizione. Come dire: si sfascia il sistema (vetrine e banche), ma con la carta di credito di papà. Semplice e condivisibile. Invece, eresia. L' amministratore delegato di Rolex Italia ha comprato pagine pubblicitarie sulla stampa per chiedere al presidente del consiglio addirittura una rettifica. «Inaccettabile affiancamento dell' immagine di Rolex alla devastazione di Milano e all'universo della violenza eversiva», è il senso della lettera aperta. Gianpaolo Marini, di Rolex Italia, si rivolge a Renzi e ad Alfano esprimendo «profondo rincrescimento e disappunto per l' associazione insita nelle vostre parole fra la condizione di distruttori di vetrine ed il fatto di portare un orologio Rolex al polso». «Al di là del fatto che dalla qualità delle foto e dei video che sono stati diffusi dai media, è altamente improbabile poter desumere un' affidabile identificazione come Rolex (e ancor più come Rolex autentico) dell' orologio indossato dai facinorosi che stavano commettendo evidenti reati, credo che il dettaglio dell' essere - o non essere - quest' ultimo di marca Rolex, sia obiettivamente cosa marginale rispetto al cuore delle vostre dichiarazioni», scrive Marini. «Tuttavia, visto che l' eco è stata straordinariamente vasta, ho preso la libertà di pubblicare la presente a doverosa autodifesa, nell' immediato, della reputazione del marchio e dell' immagine di Rolex». Ce lo vediamo Renzi che con il suo spin doctor Filippo Sensi si alza e segna una x nella colonna delle campagne stampa a suo favore. Perché l' uscita di Rolex a giudicare dalle reazioni, soprattutto del web, appare più come una sorta di boomerang. Primo, se a qualcuno fosse sfuggito l' affiancamento, adesso avrà l' immagine del teppista con il Rolex ben stampata in mente. Secondo, - in molti fanno notare - ne risulta che non tutti gli abiti neri sono uguali. Black bloc no, Isis sì. Quando il califfo dello stato del terrore Abu Bakr al-Baghdadi si presentò al pubblico mondiale, fece bella mostra di sé con un orologio, verosimilmente Rolex (Usando il linguaggio tipico della polizia giudiziaria). Forse anche da quelle immagini era "altamente improbabile poter desumere un' affidabile identificazione come Rolex (e ancor più come Rolex autentico)". Eppure tutti ne scrissero dando la cosa come scontata e vera. I quotidiani londinesi produssero fiumi di inchiostro per analizzare il modello dell' orologio da polso. Sociologi e analisti si affacciarono in televisione per descrivere «le contraddizioni del feroce leader politico che odia l' occidente e ne indossa i simboli». Ci sono sfuggite lettere aperte ai giornali perché smettessero di associare il capo dei tagliagole al Rolex. Non che la cosa in sé sia un unicum. La moglie di Mugabe, Grace, ne indossava uno - si dice - da 40mila dollari. Non sappiamo se vero o falso. Non ci sono le prove. D' altronde il prezioso orologio è stato un must per molti dittatori africani, soprattutto nella versione tutto oro. Nemmeno allora ci sono state levate di scudi. Il marketing ha le sue regole. Noi siamo giornalisti e dunque non ce ne intendiamo. Ma mia nonna che era una persona molto pratica avrebbe lanciato un messaggio. «Cash is the king», il denaro è il re. Il commerciante vende e il Rolex è al portatore. Beato chi ce l' ha. di Claudio Antonelli