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"La prostituzione è un lavoro", lucciole costrette ad aprire la partita Iva e pagare le tasse

Nicoletta Orlandi Posti
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Il meretricio è un'attività lecita, quindi chi la svolge deve pagare le tasse: ha sentenziato la Cassazione nel 2010 dicendo chiaramente che è reato lo sfruttamento della prostituzione ma non la "vendita" volontario del proprio corpo. E' per questo che gli ispettori dell'Agenzia delle Entrate di Rimini, come racconta il Tgcom24, trovandosi di fronte casi di donne con cospicui conti in banca giustificati con la prostituzione hanno costretto le lucciole ad aprire la partita Iva e a pagare tasse e contributi sulle prestazioni effettuate. O meglio "servizi alla persona", come recita l'oggetto dell'attività. Il problema è che una volta aperta la partita Iva le sexworkers si sono viste arrivare cartelle esattoriali esorbitanti tra balzelli, contributi ed ovviamente sanzioni. Così hanno deciso di fare ricorso.

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