Elezioni, padre abruzzese "vende" il proprio voto in cambio dello scuolabus per i figli
La vicenda in Abruzzo: "Dopo i tagli di Monti non è garantito il diritto allo studio dei miei figli. E così..."
La necessità, è risaputo, aguzza l'ingegno, specie in tempo di crisi. Francesco Bottone, 38 anni, abruzzese, padre di due figli e un terzo in arrivo, ha fatto proprio il vecchio adagio, offrendo il proprio voto alle prossime elezioni politiche in cambio del servizio di accompagnamento sullo scuolabus di Schiavi d'Abruzzo, paesino di montagna di 900 abitanti. La storia - "I bambini dell'asilo e delle elementari - denuncia - non hanno più una scuola in paese e ogni giorno sono costretti ad andarci in un paese diverso, ma dopo i tagli del governo Monti - aggiunge - sull'autobus c'è solo l'autista. Basterebbe lo stipendio di un mese di un parlamentare per pagare un accompagnatore per i nostri bambini per l'intero anno". La provocazione - Da qui la proposta, estrema, che suona come una provocazione, ma che potrebbe avere ripercussioni di natura giudiziaria, poiché la compravendita di voti è punibile con una pena che può arrivare fino alla reclusione. Eventualità di cui Bottone si dice consapevole, spiegando che nel caso qualche candidato si dimostri sensibile alla richiesta, accettando di farsi avanti, chiederà lui di devolvere un contributo al Comune. Le reazioni - Sulla vicenda interviene la responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, che, evidentemente, non coglie la provocazione, dichiarandosi certa che "tra i migliori offrenti per l'acquisto del suo voto troverà proprio quei partiti che si sono contaddistinti durante l'ultima legislatura per lo shopping di parlamentari per restare in piedi al Governo del Paese continuando a fare danni.