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Terrorismo: sui muri di Roma scritte in arabo che inneggiano all'Isis

Nicoletta Orlandi Posti
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"Siti jihadisti non hanno esitato a evocare Roma come obiettivo della guerra santa. Anche a voler ritenere che la città eterna, culla della cristianità, di cui si vagheggia la conquista, sia stata evocata con riferimento al suo valore simbolico, è bene non sottovalutare il pericolo e tenere alta la guardia". Il procuratore generale facente funzioni della corte d'appello di Roma Antonio Marini ha voluto dedicare un ampio capitolo della sua relazione per l'anno giudiziario alla minaccia terroristica di matrice jihadista. "Sui muri della capitale - è l'allarme del magistrato - sono apparsi slogan e scritte in arabo che inneggiano ai guerrieri di Allah, con accanto il disegno della bandiera nera dell'Isis, divenuta ormai un'icona del terrore".   Le scritte - Come quelle apparse a settembre sui muri di uno dei sottopassi di via Casilina: scritte che inneggiano ai guerrieri di Allah, alla distruzione dei nemici americani, al Dio che non dimenticherà chi, durante la vita terrena, non si è convertito all'Islam. E a pochi metri dalle scritte, spunta quell'inequivocabile bandiera, diventata ormai una icona del terrore. "Ci vendicheremo delle stragi degli americani", "Allah è grande", 2Maometto è l'unico profeta", «Dove sono i guerrieri di Dio?" si legge sulle pareti imbrattate sul tratto di strada tra Tor Vergata e Torre Angela. E poi ancora: "Ogni guerra contro di noi è una guerra persa", "Allah ti dà tempo, ma non si dimentica di te", "Siria!".  Cellule dormienti - A  giudizio del Pg Marini "fra i principali fattori di rischio c'è l'accelerazione improvvisa di cellule dormienti", il fenomeno dei foreign fighters, così come il ruolo assunto dal web, che "costituisce un mezzo potente di propagazione della minaccia portata dall'Isis al mondo Occidentale".  

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