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Mediaset, no al rinvio. Rivolta dei legali di Berlusconi: abbandonano l'aula

I ripetitori Mediaset

Silvio: "Contro di me processi assurdi". La Corte d'appello rifiuta la richiesta degli avvocati, che tuonano: "Allora siamo superflui"

Andrea Tempestini
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  Il giorno delle elezioni si avvicina, la morsa delle toghe si stringe. La Corte d'appello ha rifiutato il rinvio dell'udienza a carico di Silvio Berlusconi per la vicenda dei diritti tv. Una decisione che ha fatto letteralmente insorgere i legali del Cavaliere. Piero Longo ha annunciato la decisione di abbandonare l'aula dopo il rifiuto della Corte, presieduta da Alessandra Galli. La toga, dopo una lunga camera di consiglio, aveva reso noto che la Corte non considerava gli appuntamenti documentati da Berlusconi degli impegni istituzionali improrogabili, e aveva dato la parola al procuratore generale Laura Bertolé Viale perché pronunciasse la requisitoria.    "Ruolo difesa superfluo" - A quel punto, Niccolò Ghedini e Longo hanno ripreso la parola. Ghedini, senza formalizzare la decisione di abbandonare l'aula, ha spiegato che con la decisioni di oggi "il ruolo della difesa nel processo diventa assolutamente superfluo perché voi vi considerate l'unica istituzione, mentre anche noi avvocati lo siamo, perché attraverso di noi si realizza il diritto costituzionale alla difesa". Inoltre, ha proseguito Ghedini, la Corte si sarebbe appellata nello stabilire il calendario delle udienze alla leale collaborazione tra le diverse parti del processo, "ma quella che ci viene chiesta è in realtà una collaborazione a senso unico, poiché non avete mai spostato neanche di una virgola le udienze che avete vissato". "Negate la serenità dei comizi" - Gli avvocati del Cavaliere hanno ribadito che la loro richiesta era quella di rinviare il processo dopo le elezioni, pur congelando, nel frattempo, i termini di prescrizione. Pier Longo ha tuonato: "Voi negate la serenità dei comizi elettorali. Mi scuso con il procuratore generale ma non assisterò alla requisitoria. Nomino un sostituto nella persona di qualche collega non candidato. Ci recheremo nei nostri territori per svolger questa campagna elettorale che voi non ritenete degna di attenzione". A quel punto sia Ghedini che Longo hanno lasciato l'aula. Un gesto duro, polemico, preso di fronte a una decisione che stabilisce che le udienze proseguano nonostante gli impegni elettorali. Cav: "Processi assurdi" - Berlusconi, nel corso della conferenza stampa in cui si è scagliato contro Angela Merkel, ha mostrato ai fotografi una sorta di fogli-agenda ingrandito, dove venivano elencati tutti i suoi impegni per la campagna elettorale. Quindi la stoccata alle toghe: "Voglio mostrare quel è il danno che la mia campagna elettorale potrebbe subire se esercitassi il mio diritto di difendermi in aula. Sono segnate in giallo le udienza - ha indicato -, sono dieci quelle a cui dovrei partecipare". Quindi l'attacco frontale ai giudici: "Sono 19 anni che passo i sabati pomeriggio con i miei legali, per prepararmi su processi assurdi in cui vengono spesi soldi pubblici per cose risibile". Alfano: "Intervenga Napolitano" - Sulla decisione della Corte, è poi entrato a gamba tesa anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano, durissimo: "E' una decisione scandalosa - ha commentato -. Vogliono impedire al presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, di fare la campagna elettorale". L'ex Guardasigilli ha poi aggiunto che "quanto è successo oggi è meritevole di invervento del capo del Consiglio supremo della magistratura, ovvero del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano".

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