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Mafia Capitale, Massimo Carminati e la biografia choc: "A 14 anni la prima pistola"

Gian Marco Crevatin
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"Scrivevano su di me... io sono stato killer della P2, killer dei servizi segreti... io sono stato tutto ed il contrario di tutto.. omissis.. io sono stato qualunque cosa, la strage di Bologna... tutto quello che mi potevano accollà me lo hanno accollato" Se proprio tutto non è stato, Massimo Carminati, ex militante di estrema destra, milanese, ma operativo nella Capitale fin a da adolescente, per poi aderire al gruppo eversivo d'ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari e affiliarsi alla Banda della Magliana è uno dei grandi indagati dell'inchiesta "Roma Capitale". L'infanzia - "Noi eravamo piccoli mo' li vedi i pischelli di diciott'anni... co 'a biretta in mano... sò creature... Compa' , a me m'hanno bruciato casa due volte... vivevi con l'estintore... ti aspettavano... A quattordici anni avevo la pistola, una 7,65, 20.000 lire la pagai... Ci andavo a scuola con la pistola... col Vespone... Erano altri tempi... adesso ti carcerano subito..." si legge nei nastri degli investigatori, dove sono rimaste incise le confidenze di un uomo di 56 anni che racconta a un giovane della destra radicale di oggi com'era la vita dei 70s a Roma. Bei tempi - Il giovanotto domanda: "Erano bei tempi, pero?". Risponde Carminati: "A vent'anni sò sempre bei tempi...". "Neanche tanto, ne ammazzavi di gente... poveraccio... ho sparato qua quello... del carcere mezzi morti". Dopo il decennio di sangue degli anni Settanta Carminati fuggì in Libano dove, racconta: "Ti compravi un M16 (fucile d'assalto, ndr ) con 150 dollari", dove, spiega: "Noi stavano con dei francesi... poi siamo andati al Sud, quando siamo dovuti scappare da Beirut, e siamo andati all'enclave dove... c'era un colonnello che lavorava per gli israeliani". Gli straccioni della Magliana - Finiti gli anni della militanza torna a Roma dove viene associato  da sempre alla banda della capitale, anche se Carminati sembra distaccarsene: "Banda di accattoni straccioni, per carità, sanguinari, perché si ammazzava la gente senza manco discutere, la mattina si decideva se uno doveva ammazzare qualcuno la sera..." mentre "io ero soltanto amico... io facevo politica, poi la politica ha smesso di essere politica ed è diventata criminalità politica, perché c'era una guerra a bassa intensità prima con la sinistra e poi con lo Stato... 'Il negro' (Franco Giuseppucci, ndr) era il capo, l'unico vero che c'è mai stato della banda della Magliana. Era un mio caro amico, abitava di fronte a casa mia, lo conoscevo da una vita... lui ci rompeva il cazzo, se pijavamo per il culo tutto il giorno 'vieni con noi', 'ma che cazzo me ne frega'. Insomma c'era un grande rapporto di amicizia e conoscevo tutti l'altri. Quando lo hanno ammazzato, sono rimasto dispiaciuto".  

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