Pisapia vieta i sederi in metrò ma autorizza i falli nel parco
Un sedere tondo offende. I simboli fallici no. Troppo fastidioso per le donne e per i consumatori quel di dietro comparso sui tram dell'Atm, ovvero del Comune di Milano, per pubblicizzare un succo di frutta. Così lo scorso giugno, nel giro di poche ore, la pubblicità è stata rimossa, cancellata, spazzata via. Del resto, cosa c'entra un sedere con una bevanda? Nulla. E cosa c'entrano quattro peni in erezione installati nel giardino all'altezza di corso Indipendenza? Attraversato a tutte le ore da bambini di ogni età? Non si sa. E dire che l'opera dell'artista Gavin Kenyon è stata autorizzata dal Comune di Milano, forse in uno scatto di orgoglio maschile. Perché si tratta dello stesso Comune che si è scandalizzato di fronte ad un sedere accanto ad un succo di frutta. Niente sembra c'entrare con niente in questa storia. Eppure la pubblicità “oscena” è stata rimossa, mentre i peni si lasceranno osservare dai passanti per due mesi ancora. E dire che a Palazzo Marino si erano pure preoccupati per l'impatto che la scultura avrebbe potuto avere. Ma non abbastanza visto che «nonostante alcune difformità rispetto al progetto originale» e «in seguito ad una verifica più completa di tutta la documentazione», «si è deciso di confermare fino al prossimo 20 gennaio la “Four sentinels” in base ad una autorizzazione temporanea», c'è scritto in una nota. Ancora due mesi, dunque, per ammirarla. A segnalare l'insolita scultura, con un tema ricorrente nelle opere dell'artista 34enne Kenyon che ha appena chiuso una mostra proprio a Milano negli spazi di viale Premuda, sono stati alcuni esponenti del centrodestra cittadino. Da Fabrizio Pasquale, consigliere di Forza Italia, che vive proprio a due passi dal giardino, all'azzurra Silvia Sardone. «I cittadini si sono radunati in mattinata, tra facili ironie e diffuso disgusto, lamentandosi di come il Comune possa permettere l'installazione di questa scultura», aveva commentato. E chissà che le “Quattro sentinelle” non contengano dei messaggi subliminali per i cittadini. di Tiziana Lapelosa