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Garlasco, la richiesta del pg: trent'anni di reclusione per Alberto Stasi

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michele deroma
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Trent'anni di reclusione: è questa la richiesta, da parte del sostituto pg di Milano Laura Barbaini, relativa al processo d'appello "bis" a carico di Alberto Stasi, unico imputato per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007: la richiesta dell'accusa tiene conto dell'aggravante della crudeltà. Ad ascoltare la requisitoria del procuratore generale erano presenti Giuseppe e Rita Poggi, i genitori di Chiara. Le due sentenze precedenti - La Barbaini ha affermato che Alberto Stasi "ha sistematicamente cercato di ostacolare le indagini con omissioni andate al di là del diritto di difesa", aggiungendo che "in tanti anni di attività non si era mai verificato che due sentenze avessero escluso un accertamento così importante" come quello relativo alla camminata di Stasi sulla scala della villetta dove abitava Chiara, quando trovò il cadavere della fidanzata. I rilievi - I nuovi esami, infatti, hanno compreso i gradini di quella scala, e hanno stabilito l'impossibilità che Alberto non si fosse sporcato di sangue le suole delle scarpe. Secondo il pg, inoltre, "Stasi riferisce dei particolari che solo l'assassino poteva sapere": per esempio, Stasi disse di aver notato il cadavere di Chiara Poggi all'altezza del sesto gradino, ma in realtà il corpo scivolò verso il fondo della scala. Inoltre, la Barbaini spiega che "Stasi, interrogato il 15 agosto e intercettato il 17 agosto al comando della compagnia di Vigevano, mentre parla con le cugine Cappa, descrive il viso di Chiara bianco quando invece era insanguinato con i capelli raggrumati". Il 22 agosto, invece, l'imputato rilasciò dichiarazioni spontanee in Procura, nelle quali spiegò di essere stato agitato e di aver descritto ciò che credeva di aver visto. La sentenza è prevista per il prossimo 17 dicembre.

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