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Mps, la tangente c'è. Baldassarri e Mussari indagati per truffa

Giuseppe Mussari, ex presidente Mps

Giulio Bucchi
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I banchieri rossi hanno truffato gli azionisti di Monte dei Paschi di Siena. Su Giuseppe Mussari, ex presidente Mps, e Gianluca Baldassarri, allora responsabile dell'Area Finanza, i pm indagano per truffa, aggiotaggio, ostacolo agli organi di vigilanza e turbativa di mercato. Tutto deriva dalle operazioni assai poco trasparenti sui derivati e l'accordo con la banca giappomese Nomura che ha messo in piedi il pacchetto "Alexandria". Quel derivato ad altissimo rischio ha creato un effetto domino sui conti della Mps, collassati negli ultimi mesi. Il contratto con Nomura, secondo i pm, non fu notificato con chiarezza ai soci e per questo sarebbe scattata l'ipotesi di truffa ai danni dei massimi dirigenti senesi.  Così i manager intascavano la tangente: leggi il documento della Procura di Milano Le prove della "stecca" - Tutto, però, nasce ormai dalla famigerata acquisizione di Antonveneta, pagata alla spagnola Santander nel 2007 10,3 miliardi di euro, ma c'è il giallo di quegli 8 bonifici, avvenuti in appena 11 mesi, per oltre 17 miliardi con destinazione Amsterdam (Abn Amro, controllata da Santander), Madrid e Londra. Dai documenti in possesso dei pm risulta che il primo bonifico, da 9 miliardi e 267 milioni (più del prezzo pattuito: 9 miliardi e 230 milioni), venne effettuato il 30 maggio 2008 a favore di Abn Amro Bank nominata dal Banco Santander "soggetto venditore titolare di diritti e obblighi derivanti dall'accordo". Lo stesso giorno parte il secondo bonifico per Santander a Madrid: 2,5 miliardi. Il 31 marzo 2009 tocca ad altri due bonifici (rispettivamente 1,5 miliardi e 67 milioni), sempre direzione Madrid. Il mese successivo, il 30 aprile, due bonifici per Banco Santander (uno da 1 miliardo, l'altro da 49 milioni) e due a favore della londinese Abbey National Treasury Service Plc di Londra, da 2,5 miliardi e da 123,3 milioni. Perché passare da Londra? Il sospetto, sempre più concreto, è che il giro di bonifici nasconda una "stecca", una maxitangente da spartire tra i vertici delle banche accordatesi per "sopravvalutare" Antonveneta. Baldassarri e i 20 milioni scudati -  C'è poi il capitolo Baldassarri. All'ex direttore dell'Area Finanza Mps sarebbe riconducibile secondo gli inquirenti un tesoretto di 20 milioni di eur, provenienti presumibilmente da mazzette e fatti rientrare in Italia attraverso lo scudo fiscale, in maggior parte quello del 2010. Al centro dell'inchiesta alcuni broker svizzeri, in particolare la Lutifin Services per l'acquisto di titoli da Dresdner Bank o la Enigma Services, per "sponde" ad operazioni sospette. Ed indipendenti dall'affare Antonveneta, tanto che sospetti erano sorti tra 2009 e 2010 sia tra i soci sia in Bankitalia, anche se l'ex dg Antonio Vigni decise di non rimuovere Baldassarri.  

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