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Perse la moglie e le due bimbe nel 2011: "Genova maledetta, sono morte per nulla"

Eliana Giusto
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"Mi chiedo a cosa sono servite le morti delle mie bambine, di mia moglie. Nulla, a nulla. Odio Genova, è una città condannata. Ogni volta che piove si muore. E nessuno può farci nulla". Flamur Djala ha perso le figlie Gioia e Gianissa e la moglie Shpresa nell'alluvione del 4 novembre 2011. Sono state travolte dal torrente e scaraventate in un sottoscala pieno d'acqua di una palazzina dove hanno trovato una morte terribile insieme ad altre due mamme. Da allora, però non è stato fatto niente. Il suo sfogo è riportato dal Corriere della Sera. A distanza di quasi tre anni, un'altra alluvione ha messo in ginocchio la città e ucciso un uomo. Flamur vive sempre nella casa vicina a via Fereggiano, con Juri e l'altro fratello Andrea, che non lo lasciano mai solo. "Fosse per me non ci sarei più, sarei da un'altra parte. Vado avanti per loro. Abbiamo viaggiato tanto in questi anni, dalla nostra Scutari alla Grecia fino a qui. Sempre insieme. Non posso abbandonarli". Per Flamur, che tre anni fa ha perso tutto, "è una maledizione", "ogni volta è uguale all'altra". Fango ovunque, case allagate, macchine accartocciate: e ancora morte.

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