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Rc auto, arriva la scatola nera a bordo

Lo strumento monitora gli incidenti ma invade anche la privacy del guidatore

Giulio Bucchi
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di Edoardo Cavadini Dopo Serpico - il supercomputer di Equitalia -, le 128 banche dati fiscali che sanno vita-morte-e-miracoli di chiunque abbia un codice fiscale, e lo 007 bancario che da aprile invierà alle Entrate tutti i movimenti dei nostri conti, l'ennesima mazzata alla già debolissima privacy del contribuente italico arriverà su quattro ruote. Sì perché forse già prima delle elezioni sarà operativa la parte di decreto Liberalizzazioni (articolo 32) relativa alle Rc auto. Capitolo incandescente di suo, sul quale però il governo dei Prof ha versato benzina rendendo obbligatorio per le assicurazioni inserire nei pacchetti di polizze anche quella con la scatola nera, un dispositivo che - nelle intenzioni del legislatore - dovrebbe contribuire a diminuire il numero di frodi assicurative (un beneficio alle compagnie) e alleggerire le tariffe per il cliente (spese di installazione, monitoraggio e portabilità a carico delle compagnie stesse). In cambio l'assicurato, di fatto, accetta di essere monitorato costantemente nei comportamenti al volante: violazione dei limiti di velocità, frenate troppo brusche, apertura degli air bag ecc.  Basta leggere lo schema di decreto interministeriale (Sviluppo e Trasporti) del settembre 2012 in cui si specifica che le scatole nere «consentono la determinazione continuativa nel tempo di posizione e velocità del veicolo». Insomma: chilometri percorsi, guida da Alonso o Villa Arzilla, destinazione, giorno e orario preciso al secondo, uno screening completo - e senza soluzione di continuità - del profilo dell'automobilista che se da un lato può essere utile deterrente contro i furbi in caso di sinistro, dall'altro mette in mano alle compagnie di assicurazione una mole di dati sensibili che non c'entrano per nulla con il profilo della sicurezza tout court. Se vado a casa dell'amante invece di prendere il figlio all'asilo non sarò eticamente irreprensibile, ma il problema è di mia  moglie non dell'assicuratore che si trova in mano la prova che mi inchioda come fedifrago.  Calcolando che - fonte Ania - gli assicurati con «scatola nera» già oggi, in assenza di una normativa ufficiale sono 1,2 milioni, si capisce come l'argomento scotti parecchio. Tanto da aver fatto muovere il presidente del Garante della Privacy, Antonello Soro, che lo scorso dicembre ha fissato una serie di paletti all'Ivass (Istituto per la vigilanza delle assicurazioni, nato sulle ceneri dell'Isvap), l'organismo che deve scrivere il regolamento attuativo senza il quale la bozza di decreto stilato da Passera è lettera morta. Per Soro, nella bozza di regolamento che tuteli i clienti, deve essere specificato che «le imprese potranno trattare dati personali di soggetti identificati solo in caso di sinistro o in occasione delle scadenze contrattuali», inoltre deve essere possibile per il conducente «disattivare in qualsiasi momento il trattamento dei dati relativi all'ubicazione», e inoltre i dati immagazzinati nei server delle agenzie ai fini tariffari devono essere cancellati ogni sette giorni. In attesa di vedere se l'Ivass recepirà le indicazioni del Garante - sempre che il Tar del Lazio non accolga il ricorso nel frattempo fatto dall'Ania sull'obbligatorietà per tutte le compagnie di introdurre la scatola nera - rimane sul tavolo un'altra polemica. Quella sul presunto favore dell'esecutivo tecnico niente di meno che a Luca Cordero di Montezemolo, o meglio alla controllata dal suo fondo di investimento (Charme 2), la Octo Telematics di Roma, nella quale il presidente Ferrari ha investito nel 2010 circa 18 milioni di euro, rilevandola dal gruppo Metasystem di Reggio Emilia, diventandone socio di riferimento. Ebbene il business della Octo sono i «servizi telematici per il mercato assicurativo e auto motive», le scatole nere per intenderci, e proprio pochi mesi fa la società avrebbe dato mandato a Goldman Sachs di esplorare possibili strade di valorizzazione, tra le quali anche lo sbarco in borsa, come ha riferito Milano Finanza lo scorso 27 dicembre. La società, infatti, macina utili e la possibile valutazione potrebbe raggiungere, secondo la stessa Golman, la cifra monstre di 1 miliardo di euro. Coincidenze che hanno fatto infuriare parecchi concorrenti della Octo, preoccupati dal rischio che si crei una sorta di monopolio. «Gli schemi di decreto che sono in mano all'Ivass perché emani il regolamento definitivo - spiega Ettore Sforza, amministratore di Semplicemente - non ammettono aperture a sistemi equivalenti, ma fissano paletti tecnologici molto precisi, del tutto simili agli standard utilizzati dalla Octo. Chiediamo che l'Ivass apra alla possibilità di utilizzare tecnologie alternative che ci sono, e sono meno costose per le assicurazioni e conseguentemente per gli assicurati».

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