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Tassa pure sulle badanti:licenziarle costeràfino a 1.450 euro in più

Matteo Legnani
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  L'onda lunga della riforma del mercato del Lavoro, voluta dal governo Monti e firmata da Elsa Fornero, tocca anche le badanti e le colf. O meglio, le famiglie che si avvalgono dell'aiuto di una collaboratrice domestica per pulire la casa, accudire un anziano, curare i figli piccoli. Già prima, per chi era in regola, si trattava di un aggravio economico non indifferente, anche perchè alla collaboratrice o al collaboratore andava corrisposto il Tfr: che a seconda della durata del rapporto di lavoro poteva andare da alcune centinaia a diverse migliaia di euro. Con la riforma Monti-Fornero, questo aggravio si aggraverà ulteriormente: infatti, il provvedimento prevede un "contributo di licenziamento" che può arrivare fino a 1.450 euro che è dovuto anche in caso di cessazione del rapporto per "giusta causa". Soldi che andranno a finanziare l'Aspi e la mini-Aspi, cioè le due assicurazioni sociali per l'impiego che dal 1 gennaio 2013 hanno sostituito l'indennità di disoccupazione.  La somma si calcola considerando 483,50 euro per ogni anno di anzianità lavorativa e in ogni caso non si possono conteggiare più di tre anni.  Il calcolo è lo stesso sia che la colf o tata o badante lavori 24 ore al giorno, sia che lavori un paio d'ore alla settimana. ad oggi, secondo i dati di Assodatacolf, il 63% dei contratti finisce con il licenziamento: nelle casse dello stato è previsto l'ingresso di una bella sommetta. E il timore, più che giustificato, è che anche questa misura (come altre adottate dal governo tecnico) finisca per incentivare i rapporti di lavoro in nero.  

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