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L'imam di Cinisello: "Onore agli italiani che vanno a combattere la jihad"

Nicoletta Orlandi Posti
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“A me non piace minimamente il sistema democratico in quanto in esso non trovo ne la giustizia e neanche l'uguaglianza”. A parlare è Usama El Santawy, presidente della comunità islamica di Cinisello Balsamo, alle porte di miliano, e uno dei telepredicatori islamici italiani. Dice la sua in una video-intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. Nato a Milano, 29 anni, di origini egiziane, El Santawy sostiene che “i musulmani vengono umiliati, quindi non ci si deve stupire se 50 italiani vanno a combattere nelle file dell'Isis". "Ci si chiede da dove siano usciti queste cinquanta persone che si vogliono affiliare ai tagliateste. La responsabilità”, spiega a ilfattoquotidiano.it. “non è di queste persone, che pure avranno le loro colpe, ma delle istituzioni che non tengono conto dell'umiliazione dei musulmani”. "Onorare i combattenti" - Le persone che partono per combattere regimi sanguinari, continua El Santawi, “sono da onorare, anche se oggi dicendo queste parole sembra di giustificare il terrorismo, invece no, dobbiamo fare dei passi indietro, capire che ci sono persone che soffrono realmente, non solo in Siria”. A Cinisello Balsamo la comunità che guida è di circa un migliaio di persone: “Ogni anno”, conclude, “seguo personalmente circa 20 persone, che vogliono convertirsi all'Islam”. Persone come Giuliano Delnevo, il ragazzo ligure morto nei combattimenti in Siria. Ma non ci sono indicazioni, secondo il rapporto rapporto “Il Jihadismo autoctono in Italia“, appena pubblicato dall'Ispi, che El Santawy “abbia incoraggiato o sia venuto a conoscenza di attività terroristiche”.

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