
Jihad, dove si recluta in Italia: moschee clandestine, carceri e Cie

Prima la scelta dei soggetti più adatti, quasi sempre ragazzi giovani, fragili, afflitti da particolari condizioni di disagio economico e psicologico. Poi l'aggancio sui social network, sulle chat, poi i video sulle "bugie dell'Occidente", e infine l'invito nelle moschee clandestine, quelle che sorgono in garage, negli appartamenti, negli scantinati. Avviene così il reclutamento dei giovani jihadisti in Italia, è così che si diffonde la "jihad della parola". L'arruolamento - Moschee clandestine, carceri, centri di accoglienza: sono questi i luoghi deputati alla recluta e all'indottrinamento di giovani immigrati da trasformare in militanti. "Sembriamo vigliacchi in questo paese! Abbiamo equipaggiamento e materiale, bisogna andare e distruggere le loro case" sono queste le parole che Hamdi Chamari, 24 anni di Castelvetrano, provincia di Trapani, si scambiava con amici. "Possa Dio spargere i nostri corpi per la sua causa, voglio che le mie carni vadano in pezzi". I carabinieri del Ros riportano che Hamdi, di origine tunisina, avrebbe organizzato una cellula terroristica tra Sicilia e Puglia per "Reclutare persone da inviare nelle zone di guerra contro il nemico infedele". Campi di addestramento - Il reclutamento e gli "insegnamenti" avvenivano in una moschea, ad Andria, per poi proseguire su internet, mentre ai piedi dell'Etna trovava spazio un campo di addestramento. Come è scritto nell'inchiesta del quotidiano Repubblica, il web è una vera e propria risorsa per questa "jihad della parola", Twitter e Facebook sono i principali canali di diffusione dei precetti jihadisti. Una fonte dell'Intelligence conferma che "il 95% del proselitismo si fa sulla Rete. L'aggancio avviene sui social network, poi, per comunicazioni riservate, i reclutatori chiedono di chattare sul web nascosto". Non solo web - La polizia tiene sotto controllo le carceri dove è alta la presenza di detenuti nordafricani e balcanici. Allo stesso modo sono monitorati, in Sicilia e Puglia, i centri di accoglienza e identificazione. Particolare attenzione è rivolta alle moschee, quelle clandestine che sorgono in gran segreto: sarebbero un centinaio, disseminate tra scantinati, appartamenti e garage. "La trappola è li nella moschea, dove mettevano dei video, dalla mattina alla sera." parla il pentito Elassi Rihad, mentre spiega la sua esperienza in Lombardia: "Tra una preghiera e l'altra ci dicevano che in questa vita siamo condannati a morte e moriremo prima o poi perché dobbiamo morire, qui, in mezzo a questi porci che ci rubano il petrolio" Tutti messaggi finalizzati a fomentare odio tanto da spingere le reclute a pensare che: "L'unica soluzione è morire, renderti utile morendo". Genova, Milano, Bologna- I rapporti dell'Intelligence posizionano la maggior parte dei 40 soggetti che sono andati o vogliono andare in Siria e Iraq a combattere, tra Liguria, Lombardia, Emilia e Veneto. Nel triangolo tra Genova, Milano e Bologna sarebbero ancora attivi network di provenienza nordafricana con il compito di arruolare militanti. A Genova l'inchiesta della Digos ha individuato la brigata Jaish al Muhajireen, una delle principali organizzazioni di reclutamento di non-risiani che opera in stretto contatto con i militanti di Al Qaeda e dello Stato Islamico dell'Iraq. Ed è di Genova Andrea Giuseppe Lazzaro, diventato Umar dopo la conversione alla religione musulmana, indagato dalla procura del capoluogo ligure per reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale.
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