I peli sul corpo di Yara non sono di Bossetti
Svolta-choc nelle indagini in corso sull'omicidio di Yara Gambirasio: i risultati della perizia eseguita dai tecnici dell'Università di Pavia sul cadavere della ragazzina uccisa il 26 novembre 2010 hanno portato a un risultato inatteso: i peli umani rinvenuti sul corpo di Yara non sono quelli di Massimo Bossetti, l'uomo che da alcune settimane è in carcere perchè accusato di essere il killer della ragazza. Un elemento che rafforzerebbe l'ipotesi di un complice dell'assassino, o comunque di una seconda persona, sul luogo dell'omicidio. Al quotidiano "La Stampa", il dottor Carlo Previderà dell'Università di Pavia spiega di non ha trovato una corrispondenza tra i peli e i capelli trovati sul corpo di Yara quando venne scoperta morta da tre mesi nel campo di Chignolo d'Isola e il Dna del muratore di Mapello. Nel frattempo i Ris stanno facendo tutti i rilievi del caso sui due veicoli sequestrati al muratore di Mapello, una Volvo station wagon e un furgone Iveco Daily. Le dichiarazioni delle ginnaste - Un altro punto a favore della tesi difensiva secondo cui l'uomo e la vittima non si conoscevano arriva dagli interrogatori delle ginnaste che all'epoca dei fatti erano nella squadra di ritmica di cui faceva parte anche Yara. I militari del nucleo investigativo, rivela il Giorno, le hanno ascoltate mostrando loro la foto di Bossetti, che non è stato però riconosciuto. "Non lo abbiamo mai visto fuori dalla palestra, tantomento in compagnia di Yara", è stato il commento generale delle compagne. Stessa risposta è stata data da Daniela Rossi, la responsabile tecnica del settore ginnastica ritmica della Polisportiva di Brembate Sopra. "Mi è stato chiesto se conoscevo Bossetti, o se per caso l'avessi mai visto nelle vicinanze del palazzetto dello sport o a Brembate Sopra — racconta al Giorno— Cosa ho risposto? Che io il viso di quell'uomo l'ho visto per la prima volta sui giornali. Il nostro centro sportivo è frequentato ogni giorno da almeno un migliaio di persone. I nostri contatti sono soprattutto con i genitori delle atlete con i quali parliamo per lo più dell'attività sportiva delle rispettive figlie".