Dopo il terremoto dell'Aquilaanche il prefetto rideva I pm: "Finse di commuoversi"
Le toghe accusano Giovanna Iurato: "Al telefono disse di aver fatto finta di piangere davanti ai bimbi orfani". Ma l'intercettazione non è così chiara
di Andrea Scaglia Eccolo, un altro caso emblematico. Di quelli che quando ne vieni a conoscenza reagisci in un modo. Poi ci pensi e già ricalibri il giudizio. Infine approfondisci per quel che è possibile, e il parere - se non cambia completamente - certo assume toni di molto differenti. Si parla qui di Giovanna Iurato, prefetto dell'Aquila insediatasi dopo il terribile terremoto e le sue distruzioni e i lutti. La Iurato è indagata per turbativa dalla Procura di Napoli, nell'inchiesta relativa agli appalti per la messa in sicurezza della città. Per una volta, però, lasciamo da parte l'indagine vera e propria, rivolgendo il discorso ad altra circostanza, certo mediaticamente di grande impatto. E dunque, nella richiesta d'arresto, i pm scrivono che «commentando la sua prima giornata ufficiale nella città martoriata dal terremoto, definita sarcasticamente “una città inesistente, che non c'è”, scoppiava a ridere, ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bambini rimasti orfani». Ma davvero? Possibile tanto crudele cinismo, per di più da parte di un rappresentante istituzionale? E subito torna alla mente il costruttore De Vito Piscicelli e i suoi sghignazzi esultanti per gli affari da incastrare fra le macerie. E lo schifo si moltiplica, l'indignazione monta, gli insulti erompono quasi inconsapevolmente. Poi però, passata l'emozione, ci si ragiona. Magari riflettendo sul fatto che si tratta d'una privata conversazione intercettata e insomma, al di là dell'inevitabile sdegno che provoca, certo non può configurarsi come reato. Per quale motivo è allegata agli atti, così da poter poi diventare pubblica e provocare il pubblico ludibrìo? E perché i magistrati si lanciano in questa sorta di predica che, se in linea generale potrebbe certo trovar d'accordo i più, d'altro canto nulla ha a che fare con l'accertamento del crimine su cui stanno indagando? Dice: si tratta di tracciare un profilo anche caratteriale del presunto criminale. E però, tanto per dire, quel commento del prefetto Iurato subito etichettato dagli inquirenti come sarcastico - «una città inesistente, una città che non c'è» - ecco, letto con un altro tono potrebbe anche non esser percepito come sprezzante: chiunque sia stato a L'Aquila dopo il sisma s'è certamente trovato davanti una città che, purtroppo, è ormai inesistente, nel senso di annicchilita, distrutta. Andiamo allora a leggere questa terribile intercettazione. La conversazione risale al 28 maggio 2010, la Iurato sta parlando con Francesco Gratteri, già capo della Direzione centrale anticrimine, condannato nel luglio scorso a 4 anni per l'irruzione nella scuola Diaz, durante il G8 di Genova del 2001. Ecco il testo. IURATO: «Allora senti... Sono andata... Sono arrivata, subito mio padre, che è quello che mi dà i consigli, quelli più mirati...». GRATTERI: «Sì lo so». IURATO: «...perché è un uomo di mondo, saggio, dice: “...appena metti piede in città subito con una corona vai a rendere omaggio ai ragazzi della casa dello studente...”». GRATTERI: «Brava». IURATO: «Eh, allora sono arrivata là, nonostante la mia... cosa che volevo... insomma essere compita [fonetico] ...mi pigliai, mi caricai questa corona e la portai fino a...». GRATTERI: «Ti mettesti a piangere... sicuramente!». IURATO: «Mi misi a piangere». GRATTERI: «Ovviamente, non avevo dubbi». [ride] IURATO: «Ed allora subito... subito... lì i giornali: “Le lacrime del Prefetto”». GRATTERI: «Non avevo dubbi (eh, eh ride)». IURATO: Ehhhhhhh (scoppia a ridere)...i giornali : “Le lacrime del Prefetto”». GRATTERI: «Non avevo dubbi... eh, eh». [ride] IURATO: «Poi si sono avvicinati i giornalisti: “Perché è venuta qua?”. Perché voglio cominciare da qui, dove la città si è fermata, perché voglio essere utile a questo territorio. Punto». GRATTERI: «Eh». IURATO: «L'indomani conferenza stampa con tutti i giornalisti». Ma qui la Iurato non dice d'aver fatto finta di commuoversi. Il tono della telefonata è certo colloquiale, magari può dar fastidio sapere che qualcuno possa anche solo sorridere ricordando quei terribili momenti. Ma dal terremoto era comunque passato più di un anno, e l'impressione è che si tratti di due persone in confidenza che rivolgono la loro reciproca ironia più che altro all'atteggiamento che, in certi frangenti, va tenuto con i giornalisti, non una mancanza di rispetto verso le vittime. E i dubbi sulla condanna morale comminata al prefetto via ordinanza aumentano. E tanto.