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Tares, la prima rata slitta a luglio. La tassa sui rifiuti costerà 2 miliardi in più

Il Senato dà l'ok al rinvio per "dare il tempo al nuovo governo di rivedere la normativa". Cgia Mestre: "Ci conveniva la Tarsu"

Giulio Bucchi
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Un mezzo sospiro di sollievo per i contribuenti italiani: la prima rata della Tares, la nuova tassa dei rifiuti, non dovrà più essere pagata ad aprile ma a luglio. E' la soluzione di compromesso trovata dal relatore Antonio D'Alì (Pdl) nell'ambito del dl sui rifiuti che è all'esame dell'aula del Senato. La riformulazione, già approvata dalla commissione Bilancio, in pratica fa slittare il pagamento della rata ma non l'istituzione del tributo, anche se D'Alì si dice fiducioso: "In questo modo - ha spiegato il senatore - si dà al nuovo governo la possibilità di rivedere l'intera normativa in tempi utili". Nell'attesa, accontentandosi dello slittamento (che sa un po' di mossa elettorale bipartisan), gli italiani possono già iniziare a fare i conti su quanto costeranno i rifiuti: e non sono conti allegri.  "Botta da 2 miliardi in più" - A farli, questi conti, ci ha pensato l'ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui la nuova Tares costerà circa 2 miliardi di euro in più rispetto alla vecchia Tarsu e alla Tia.  Porterà, inoltre, un aumento medio del 29% a famiglia, per un gettito complessivo a carico delle famiglie e delle impresà di almeno 8 miliardi. Il calcolo del gettito complessivo, spiega l'associazione degli artigiani, è stato calcolato "sottraendo dalle spese assunte dalle stesse amministrazioni comunali per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti 7 miliardi di euro, le entrate derivanti dall'applicazione della Tarsu o della Tia, 6,1 miliardi di euro. La differenza tra i due importi dà luogo a  0,9 miliardi di euro". A questo bisogna poi aggiungere 1 miliardo di euro che viene "ottenuto con l'applicazione della maggiorazione di 30 centesimi a metro quadrato prevista dalla Tares a carico del titolare dell'immobile". L'aumento di 30 centesimi, in pratica, serve per coprire i costi dei "servizi invisibili", cioè "i servizi comunali di cui beneficia l'intera collettività ma per i quali non è possibile effettuare una suddivisione in base all'effettiva percentuale di utilizzo individuale". Inoltre, il tetto di 30 centesimi potrà essere innalzato dai Comuni fino a 40. Spese caso per caso - Quanto alle singole spese, spiega la Cgia, un'abitazione civile di 114 mq, con l'applicazione della Tares, avrà un rincaro di 73 euro, pari al 29,1 per cento. Mentre per un capannone di 1.200 mq l'aggravio sarà di 1.133 euro (+22,7%) e di 98 euro (+19,7%) per un negozio di 70 mq. Dunque, si avrà un aggravio di 2 miliardi, spiega ancora l'associazione, perché il legislatore "ha stabilito che in ogni Comune le entrate di questa nuova imposta dovranno coprire interamente la spesa sostenuta per la realizzazione del servizio". In termini complessivi, aggiunge poi, "il costo della Tares sarà almeno di 8 miliardi di euro: 7 derivanti dal costo totale del servizio a cui va  aggiunto il miliardo di gettito proveniente dall'applicazione della maggiorazione". Cifra questa, però "approssimata per difetto", poichè i dati registrati "non comprendono i costi dei Comuni che hanno esternalizzato il servizio". "Come è possibile - si chiede il segretario della Cgia Giuseppe  Bortolussi - subire questi aumenti" quando dal 2007 al 2011 "la produzione dei rifiuti urbani è diminuita del 5% e l'incidenza della raccolta differenziata, che ha consentito una forte riduzione dei costi di smaltimento, è aumentata del 30,5%?".

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