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Delitto di Cogne, Annamaria Franzoni: "Voglio tornare a vivere nella casa dove è morto Samuele"

Serena Cirini
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"Sento il bisogno di tornare in quella casa". Annamaria Franzoni, condannata a 16 anni di carcere per l'omicidio del figlio Samuele Lorenzi, si racconta nel corso di un colloquio con Augusto Belloni, il professore incaricato di stabilire se concederle la detenzione domiciliare. Nel corso di uno dei loro incontri, la donna ha detto di sentirsi pronta per rientrare nel suo chalet di Montroz, frazione del comune di Cogne: "Non sarà facile, perché è dove Samuele ha vissuto felice e dove è stato ucciso. Non voglio rinnegare quei ricordi, non voglio perderli. Ho voglia di tornare lì, perché stare lontano è come voler dimenticare. Non posso permetterlo: non è giusto". Solo pochi giorni fa, lo stesso Belloni l'aveva descritta come una persona "socialmente pericolosa": "Ha bontà d'animo e comprensione - si legge nella sua perizia - ma ha un sentimento di cautela e preoccupazione per il giudizio degli altri che la porta a essere controllata, in un misto di sensibilità d'animo e ricerca di approvazione”.  "Sono prima di tutto una madre" - Sono passati poco più di 12 anni dal giorno in cui il piccolo Lorenzi è stato assassinato. Era il 30 gennaio del 2002 e, quasi da subito, i sospetti degli inquirenti si sono concentrati sulla Franzoni. Il 21 maggio del 2008, la Corte di Cassazione l'ha riconosciuta come colpevole del delitto. Lei, però, non ha mai smesso di difendersi e sostenere la sua innocenza: "I miei sentimenti li conosco: io darei la vita, ho dato la vita ai miei figli, non l'ho tolta... Sono un genitore, pretendo la verità, la giustizia. Chiederò aiuto a chiunque, perché lo devo a Samuele, ai miei figli, a mio marito", ha ribadito allo psicologo secondo quanto riferisce Quarto Grado. Annamaria ha parlato anche della sua dedizione per i figli: "Ho sempre respirato da mia madre un senso materno molto forte. Lo stesso che ho io, perché sento come priorità, come donna, la famiglia". Poi, ha ribadito il suo desiderio di tornare a Cogne: "Il bello è stato quello che abbiamo vissuto lì: quello è il nostro vivere, è la nostra casa, io mi sento sempre fuori casa". La risposta del sindaco - Se la Franzoni dovesse tornare a Cogne, però, i suoi concittadini non sarebbero certo pronti ad accoglierla a braccia aperte. A dirlo, in una dichiarazione all'Ansa, è il sindaco Franco Allera: "Con tutto quello che è successo è chiaro che almeno una parte della gente non l'accoglierebbe certo bene".  "Ciò che ha detto su tante persone - continua il primo cittadino - ha lasciato un segno, degli strascichi. A Cogne la vicenda ha fatto solo del male". L'immobile, dissequestrato il 23 marzo del 2013, è ora tornato in possesso di Stefano Lorenzi, marito di Annamaria e papà di Samuele. Attualmente, lo chalet è però disabitato. 

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