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Ci stangano anche sulle targhe delle auto

A Foggia l'unico poligrafico autorizzato a fabbricarle. E non riesce neppure a evadere le richieste

Matteo Legnani
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I monopoli mandano in tilt il Paese. In un periodo di crisi nera dell'auto ci ha pensato lo Stato a smorzare ogni sogno di ripresa del settore. All'appello mancano nientemeno che le targhe automobilistiche che in Italia può produrre unicamente lo Stato, con il consueto, e triste, primato dei costi: 40 euro e 60, la coppia, in tutto il Paese, tranne che nelle province di Aosta, Bolzano e Trento, dove si arriva ai 44 euro e 40. La media dei paesi europei vanta prezzi di circa la metà. E l'offerta avviene in regime di libera concorrenza. Così in Italia anche la targa diventa un bene da sospirare, proprio nel momento in cui il mondo dell'auto cerca di uscire dal crollo delle immatricolazioni, a quota -48% negli anni 2007 -2013. L'Istituto poligrafico e zecca dello Stato, unico autorizzato alla produzione - nel proprio, blindatissimo, stabilimento di Foggia - rassicura: tempo una settimana e la situazione sarà normalizzata. I circa 250 operai (i dipendenti dell'Ipzs sono in tutto 1.800) sono alle prese con doppi turni e superlavoro e hanno saltato il ponte del primo maggio. L'allarme sulla mancanza delle targhe è stato lanciato nei giorni scorsi dall'Unasca, l'unione nazionale autoscuole e studi di consulenza automobilistica, e ha riguardato soprattutto le province di Como, Bari, Treviso, Brescia e Bergamo. Ora a Bari sembra che l'emergenza sia rientrata, vista la maggiore vicinanza al centro produttivo di Foggia. «Non è la prima volta che si verifica una situazione di questo genere», tuona il segretario Unasca Ottorino Pignoloni. Ma questa volta i contraccolpi si sono fatti sentire con più forza, perché i magazzini si sono svuotati alla fine del mese - «periodo nel quale, come è noto, si registra il maggior numero di richieste di immatricolazioni» - e perché in queste settimane le società di autonoleggio stanno rinnovando i propri parchi auto, in vista dell'estate. Lo confermano i dati, che rivelano un piccolo «momento d'oro» per il settore. «A marzo risultano immatricolate uso locazione senza conducente il 27% delle auto, con un aumento del 31,7% rispetto al 2013. Nel trimestre il settore ha rappresentato il 21,3% dell'immatricolato nazionale. Ogni giorno sono siglati quasi 12mila contratti», spiega Pietro Teofilatto, direttore della area locazione di Aniasa, l'associazione nazionale industria dell'autonoleggio e servizi automobilistici, che ha recentemente scritto a ministero, Ipzs, motorizzazione, ragioneria generale dello Stato, per segnalare «ritardi» e «difficoltà» e per chiederne «rimedio». «La produzione era allineata al fabbisogno stimato dal ministero, di un milione e 350mila targhe. Non ci aspettavamo questa accelerazione nelle immatricolazioni. I festivi non ci hanno agevolato. Ma ora stiamo producendo a regime doppio, abbiamo introdotto un turno notturno e uno al sabato per far fronte alla situazione e ripristinare le scorte di sicurezza. In una settimana circa la situazione tornerà alla normalità», rassicura Rosario Calandruccio, direttore di produzione dell'Ipzs. Ma al di là del singolo episodio, è il sistema monopolistico a finire nel mirino delle polemiche. Oggi domanda e offerta sono affidate alla burocrazia romana, che notoriamente non viaggia a passi da gigante: le targhe le ordina infatti il ministero dell'Economia, su input della motorizzazione civile. Periodicamente l'Istituto poligrafico e zecca dello Stato destina lotti alle singole motorizzazioni provinciali, sentita la ragioneria generale dello Stato. Oltre confine è tutto più snello. In Germania ogni länder ha una propria zecca e una produzione autonoma. È naufragata anche la proposta di uniformarne i colori. A Bruxelles è stato più facile unire la moneta che le targhe. E forse sarebbe stato meglio il contrario. di Filippo Manwuller

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