Sosta a ore nei box privati: al via il garage sharing
Non più soltanto car sharing, ossia il fenomeno che, per ridurre inquinamento, traffico ed emissioni di polveri sottili, porta alla condivisione della stessa automobile. D'ora in poi, ad essere condiviso - almeno a Milano - sarà anche il garage o il box di casa. L'idea, pensata da tre ragazzi di trent'anni di Padova, Paolo Dal Lago, Stefano Brangi ed Enrico Battistel,èattiva dallo scorso 12 febbraio - mutuata dauna consolidata esperienza inglese ed americana - e rischia di diventare presto un grande successo. Visto che permette di parcheggiare in centro città a meno di 10 euro al giorno. Come? Semplice basta qualche «clic» su Parcheggiami.it., il sito che propone appunto un servizio tanto semplice quanto originale. Mettere in contatto domandaedofferta, e cioè chihabisogno di posteggiare la propria vettura e chi ha un box o un posto auto inutilizzato da far fruttare. Insomma, una buona idea che, in tempi di crisi, fa guadagnare tutti. Anche perché lasciare a Milano l'auto dentro l'Area C costa come minimo 2 euro all'ora dalle 8 alle 19 e, in alcuni punti, anche fino alle 24. Per non parlare dei garage custoditi, la cui tariffa oraria è in media di 5 euro, con punte che superano i 6-7. Per arrivare a veri e propri salassi, in piazza Borromeo, a pochi passi dal Duomo, dove si sfiorano i 70 euro per lasciare l'auto per una giornata. Posteggiare a casa del vicino è, dunque, la soluzione più facile ed economica per dare un taglio alla spesa della sosta e i tre ragazzi padovani l'han - no capito subito. «L'idea mi è venuta un giorno quando sono venuto a Milano per lo Smau. Ho cercato parcheggio per 45 minuti e, alla fine, ho lasciato l'auto in una rimessa custodita », spiega Paolo Dal Lago, «a fine serata è arrivata la batosta: 30 euro per le 10 ore in cui sono stato in Fiera. Mentre tornavo verso casa, però, ho notato tantissimi cartelli “Affittasi box” e lì mi sono illuminato. Perché non farli rendere?». E così ora basta andare su Internet per trovare con facilità un parcheggio a poco prezzo. Per usufruire del servizio i proprietari possono registrarsi gratuitamente su Parcheggiami.it e pubblicare qualche foto del garage, una breve descrizione con le caratteristiche principali, e poi possono decidere il prezzo e la disponibilità su un calendario virtuale. A parti inverse, chi ha necessità di parcheggiare può cercare uno spazio sulla mappa e prenotarlo. Per evitare brutte sorprese, il proprietario può controllare sul sito la reputazione dell'utente e accettare o no la richiesta. Una volta effettuato questo passaggio, ilpagamentoviene pre-approvatoepoisi passa alla fase di consegna della chiave. Questa può avvenire di persona, oppure tramite un portiere o una persona di fiducia. Nel caso in cui questo non fosse possibile, i tre ragazzi di Padova hanno elaborato un'altra soluzione: una piccola scatola, delle dimensioni di uno smartphone, da installare accanto alla porta d'in - gresso del garage. «Una sorta di minicassaforte che può essere aperta con un codice spedito via sms o mail» dice Dal Lago. Ventiquattrore dopo l'effettivo utilizzo, la cifra pattuita viene scalata dalla carta di credito dell'utilizzatore e addebitata sul conto PayPal del locatore, conunatrattenuta del 10% pari al costo del servizio. Il denaro incassato va poi denunciato al commercialista. Un sistema che non fa concorrenza a chi affitta posti auto per mestiere. «Da un sondaggio è emerso che questi professionisti hanno grande interesse a utilizzare il servizio, perché così possono far rendere di più le loro proprietà» aggiunge Dal Lago. In questa fase, il servizio è attivo solo a Milano, ma se le cose andranno bene l'in - tenzione è espandersi in tutte le città d'Italia e all'estero. Quando decideranno di farlo, dovranno prepararsi alla concorrenza internazionale, già attiva da tempo. A cominciare da Parkatmyhouse, la startup di Anthony Eskinazi sostenuta da BMWI Ventures, che dal 2006 propone lo stesso servizio in Gran Bretagna. Coi suoi 250mila utilizzatori, Parkatmyhouse è diventata leader del settore e tra qualche tempo lancerà anche una versione in italiano. Negli Usa, poi, c'è Parking Panda, passata da 15 a 300 dipendenti in tre anni. Chi la spunterà? Ovviamente, si spera che i tre ragazzi padovani riescano a conquistarsi il loro spazio nel mondo. La competizione - e la ricerca di finanziatori - è aperta. di Alice Dutto