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Carceri, l'Ue condanna l'Italia"Celle di meno di tre metri quadrati"

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ci condanna per trattamento inumano e a pagare i danni morali per 100mila detenuti

Lucia Esposito
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La Corte Europea per i Diritti   Umani con sede a Strasburgo punta il dito contro l'Italia, per la   situazione delle carceri e parla di violazione dell'articolo 3 della   Convenzione europea sui diritti umani che vieta la tortura o il   trattamento disumano o degradante esortando il nostro paese ad   adottare entro un anno di tempo una misura o una combinazione di   misure atte a rimediare alle violazioni della Convenzione risultanti   dal sovraffollamento delle carceri. La pronuncia della Corte si basa sui casi di   alcuni detenuti condannati a scontare pene detentive nelle carceri di   Busto Arsizio e Piacenza e che hanno denunciato il fatto di aver  dovuto condividere con altri due carcerati una cella di 9 metri  quadrati, e lamentato la mancanza di acqua calda e in alcuni casi di  un'adeguata illuminazione delle celle.  Per la Corte, i detenuti in questione sono stati soggetti a   trattamento degradante e disumano come risultato del fatto di aver   dovuto condividere uno spazio ridotto con altre due persone e che sono  stati vittime di discriminazione rispetto ai detenuti che si trovano   in condizioni di detenzione migliori.   La Corte ha altresì condannato l'Italia a versare ai detenuti   in questione la somma totale di 99.600 Euro oltre ai 1.500 ciascuno per risarcire i costi e le spese sostenuti.  Sovraffollamento Il problema, ha riconosciuto la Corte, è stato accentuato dalla mancanza di acqua calda per lunghi periodi e di illuminazione nel carcere di Piacenza. La scelta di esprimere un "giudizio pilota" è determinata dal fatto che "il sovraffollamento delle carceri in Italia non riguarda soltanto i cittadini che hanno presentato il ricorso": infatti, "la natura strutturale e sistemica del sovraffollamento è emersa chiaramente in occasione della dichiarazione di uno stato di emergenza nazionale da parte del presidente del consiglio nel 2010", ed è confermata anche dalle "diverse centinaia di denunce pendenti presso la Corte" sull'argomento. Anche se Strasburgo non può determinare le scelte di politica penale degli Stati, o su come devono organizzare i loro sistemi detentivi, la Corte "incoraggia giudici e inquirenti a fare un maggiore uso, laddove possibile, delle misure alternative alla detenzione e cercare di ridurre il ricorso al carcere, per affrontare il problema della crescita della popolazione carceraria".    La reazione della Severino  “Sono profondamente avvilita ma   purtroppo l'odierna condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo  non mi stupisce”. Così il ministro della Giustizia Paola Severino  commenta la sentenza di Strasburgo sul sovraffollamento delle carceri   italiane. "I detenuti - ricorda il ministro - che nel novembre del 2011 erano 68.047 sono oggi scesi a 65.725 in quanto il provvedimento ha inciso sul fenomeno delle cosiddette porte girevolì, vale a dire gli ingressi in carcere per soli due-tre giorni, e sulla durata della detenzione domiciliare allungata da 12 a 18 mesi. Tuttavia  questa misura da sola non è sufficiente. Mentre continuiamo a lavorare sul piano edilizia carceraria, servono altre misure strutturali, come ci suggerisce la stessa Corte europea di Strasburgo. Il ddl del governo sulle misure alternative alla detenzione andava esattamente in questa direzione. Il Senato ha però ritenuto che non ci fossero le condizioni per approvare in via definitiva il provvedimento, seppure su di esso la Camera si fosse espressa ad amplissima maggioranza. La mia amarezza, torno a ribadirlo, è grande: non è consentito a nessuno fare campagna elettorale sulla pelle dei detenuti. Continuerò a battermi, come ministro ancora per poche settimane e poi come cittadina, perchè le condizioni delle persone detenute nelle nostre carceri siano degne di un paese civile". 

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