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Due settimane di permesso specialeI Marò saranno a casa per Natale

L'Alta Corte del Kerala ha accolto la richiesta di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre

Nicoletta Orlandi Posti
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 I due Marò prigionieri in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio scorso nel corso di un'operazione anti-pirati potranno tornare in Italia per due settimane durante le feste natalizie, grazie a un permesso speciale: lo ha deciso l'Alta Corte del Kerala accogliendo la richiesta di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, secondo quanto riferisce Ndtv su Twitter. La conferma viene dal il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "E' con grande sollievo che abbiamo appreso questa notizia", ha dettoa margine della IX Conferenza degli Ambasciatori l'annuncio proveniente da Kochi. Per Terzi "è una prova della sensibilità indiana per i valori più sentiti del popolo italiano in occasione   dell'importante festività natalizia". Devono tornare entro il 10 gennaio - Le due settimane scatteranno dal momento in cui i due marò lasceranno l'India e comunque non più tardi del 10 gennaio 2013. Il giudice ha disposto il deposito di 60mila rupie, pari a circa 828mila euro, come garanzia per il ritorno dei marò a Kochi, dove dovranno attendere la sentenza della Corte suprema di New Delhi sulla giurisdizione del loro caso. Inoltre i due fucilieri italiani dovranno fornire alla polizia di Kochi i loro indirizzi, telefoni cellulari e i dettagli dei loro spostamenti durante la permanenza in Italia. Il primo passaggio, "cruciale", sarà venerdì mattina al tribunale di Kollam per recuperare i passaporti di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre e ottenere il visto d'uscita con il quale partire alla volta dell'Italia. Port Kochi dista almeno tre ore di macchina da Kollam e dunque la partenza della delegazione italiana, ovviamente assistita dal team di avvocati locali, avverrà prima dell'alba. Intanto i due fucilieri del battaglione San Marco rimangono 'off limits' alla stampa.  Napolitano li rispedisce in India - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, davanti agli ambasciatori riuniti alla Farnesina, ha però ammonito le autorità italiane: non si pensi che la concessione da parte delle autorità indiane di un permesso natalizio ai due marò detenuti in India possa essere la strada per non far rientrare i militari italiani nello Stato indiano. Questo pomeriggio, spiega Napolitano, dal Centro Operativo Interforze, ''saluterò le rappresentanze delle nostre forze impegnate nelle missioni all'estero''. Fra queste, continua, ''mi collegherò anche con i nostri marò, tuttora detenuti in India, che potremo riabbracciare per Natale, contando che al loro rientro in India secondo gli accordi potranno finalmente succedere decisioni della Suprema Corte indiana perche' rientrino finalmente in patria per essere sottoposti alla giustizia italiana''. Per Napolitano ''sarà quello il coronamento degli sforzi della nostra diplomazia, degli appelli dell'opinione pubblica e della solidarietà di molti amici e alleati''.  Dieci mesi di trattative - Dieci mesi di battaglie legali in India e una vicenda che ha portato Roma e New Delhi sull'orlo dello scontro diplomatico: il caso dei marò è nato il 15 febbraio, quando Salvatore Girone e Massimiliano Latorre furono arrestati a Kochi, nello Stato indiano del Kerala, con l'accusa di aver ucciso due pescatori locali, Valentine Jalastine e Ajeesh Pinku, scambiati per pirati. I due fucilieri del reggimento di San Marco si trovavano a bordo della petroliera Enrica Lexie in missione anti-pirateria e avevano sparato alcuni colpi all'avvistamento di un'imbarcazione sospetta. Le autorità del Kerala incriminarono i due marò di omicidio volontario, sostenendo che l'incidente fosse avvenuto nelle acque sotto la giurisdizione indiana. L'Italia ha sempre sostenuto invece che i colpi furono esplosi in acque internazionali, rivendicando la propria esclusiva giurisdizione.   Dopo un periodo trascorso in detenzione, Girone e Latorre hanno ottenuto la libertà vigilata il 30 maggio scorso, con l'obbligo di firma e il divieto di lasciare Kochi, dove alloggiano in un hotel. Il caso ha contrapposto Italia e India - legate da ottimi rapporti commerciali - in una lunga ed estenuante battaglia nelle aule giudiziarie, tuttora in corso. Sulla questione centrale della vicenda - ovvero a chi spetti la giurisdizione - si attende ancora la pronuncia della Corte Suprema indiana, che però nei giorni scorsi ha rinviato di tre mesi la decisione.

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