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Sallusti, arresto ed evasioneAi domiciliari fino a giovedìpoi rischia fino a 3 anni

Matteo Legnani
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"E' stato un gesto simbolico, non intendevo certo darmi alla macchia". Così il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, ha commentato durante l'udienza di convalida dell'arresto eseguito questa mattina nel suo ufficio all'interno della redazione de Il Giornale in via Negri a Milano. Sallusti è stato quindi nuovamente prelevato dagli agenti della Digos, che dal Tribunale lo hanno portato a casa della sua campagna Daniela Santanchè, il domicilio presso il quale il giudice ha stabilito che dovrà scontare la condanna per diffamazione. Vi resterà, Sallusti, fino al 6 dicembre, o almeno così ha promesso oggi al giudice. Giovedì prossimo, infatti, è stata fissata l'udienza del processo per il reato di evasione commesso stamattina dal direttore. "Sallusti Libero", appello a Napolitano: scrivete una mail con nome e cognome a [email protected] Dalla notte al Giornale al processo per direttissima: cronaca dell'arresto di Alessandro Sallusti Video - Massimo de' Manzoni a LiberoTv:  "L'arresto di Sallusti una vergogna per l'Italia" Video - Filippo Facci a LiberoTv: "Sallusti in galera, i giornalisti muti"   Giornata di vergogna - Sallusti, dopo aver trascorso la notte nel suo ufficio a Il Giornale, era stato prelevato poco dopo mezzogiorno dagli agenti della digos e portato una prima volta a casa della Santanchè. Qualche minuto più tardi, però, aveva violato l'obbligo di permanenza presso la sede dei domiciliari uscendo in strada, obbligando i poliziotti a intervenire nuovamente e a condurlo a palazzo di giustizia, dove l'arresto è stato convalidato. Si è conclusa così una giornata che per molti versi ha segnato una pagina nera per il giornalismo italiano. Come ha sottolineato il vicedirettore di Libero Massimo de' Manzoni, è vergognoso il silenzio di media e politici per l'arresto di un giornalismo in una redazione, evento che già l'Europa aveva giudicato decisamente preoccupante per la libertà di stampa. Stesso tenore per Filippo Facci, che ha stigmatizzato il comportamento quasi di disinteresse dei colleghi di Sallusti. L'editore del Giornale Paolo Berlusconi ha parlato di "sentenza da Terzo Mondo". Tra i partiti, silenzio (imbarazzato?) da Casini al centrosinistra mentre i soloni che negli ultimi anni hanno gridato alla libertà in pericolo, da Adriano Celentano a Roberto Saviano, nemmeno una parola.

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