Il caso Sallustinon finiràa casa Santanchè
Le ironie della stampa di sinistra sugli arresti a casa della compagna e i tanti paradossi di una vicenda demenziale
Il caso Sallusti non finirà nel salotto di Daniela Santanchè, questo possono crederlo solo quei colleghi che hanno ironizzato sulla prigione dorata in cui il direttore sconterebbe i domiciliari. E siccome le battute si sono sprecate, eccone un'altra: a casa della Santanché il pericolo di fuga può solo aumentare. Il punto è se sia una battuta oppure no. La vicenda è demenziale comunque la si guardi. Per intanto, Sallusti non è ai domiciliari: su questo dovrà decidere il magistrato di sorveglianza e potrebbe anche farlo settimana prossima o molto più in là. Sallusti non ha chiesto i domiciliari: sia perché non ne aveva diritto (pensava lui e pensano altri) sia perché ha rifiutato misure alternative alla detenzione in carcere. Sallusti non ha chiesto neppure i domiciliari a casa della Santanchè: è stato il procuratore capo a scegliere quella possibile soluzione selezionandola tra i vari indirizzi di reperibilità che Sallusti aveva indicato per legge. Neanche i pm hanno chiesto i domiciliari: il pool dei magistrati che mettono in esecuzione le sentenze, infatti, pensa che il direttore abbia già ottenuto una sospensione della sentenza (quella per poter chiedere i servizi sociali) e quindi non possa chiederne un'altra: in questo sono entrati in conflitto col procuratore capo Edmondo Bruti Liberati che è l'unico che in fin dei conti ha chiesto i domiciliari. Ma li ha chiesti: non concessi. Leggi l'articolo integrale di Filippo Facci su Libero in edicola oggi 28 novembre