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Il caso Sallustinon finiràa casa Santanchè

Le ironie della stampa di sinistra sugli arresti a casa della compagna e i tanti paradossi di una vicenda demenziale

Matteo Legnani
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  Il caso Sallusti non finirà nel salotto di Daniela Santanchè, questo possono crederlo solo quei colleghi che hanno ironizzato sulla prigione dorata in cui il direttore sconterebbe i domiciliari. E siccome le battute si sono sprecate, eccone un'altra: a casa della Santanché il pericolo di fuga può solo aumentare. Il punto è se sia una battuta oppure no.  La vicenda è demenziale comunque la si guardi. Per intanto, Sallusti non è ai domiciliari: su questo dovrà decidere il magistrato di sorveglianza e potrebbe anche farlo settimana prossima o molto più in là. Sallusti non ha chiesto i domiciliari: sia perché non ne aveva diritto (pensava lui e pensano altri) sia perché ha rifiutato misure alternative alla detenzione in carcere. Sallusti non ha chiesto neppure i domiciliari a casa della Santanchè: è stato il procuratore capo a scegliere quella possibile soluzione selezionandola tra i vari indirizzi di reperibilità che Sallusti aveva indicato per legge. Neanche i pm hanno chiesto i domiciliari: il pool dei magistrati che mettono in esecuzione le sentenze, infatti, pensa che il direttore abbia già ottenuto una sospensione della sentenza (quella per poter chiedere i servizi sociali) e quindi non possa chiederne un'altra: in questo sono entrati in conflitto col procuratore capo Edmondo Bruti Liberati che è l'unico che in fin dei conti ha chiesto i domiciliari. Ma li ha chiesti: non concessi. Leggi l'articolo integrale di Filippo Facci su Libero in edicola oggi 28 novembre  

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