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Ilva, incontro tra Napolitano e Monti: verso un decreto per sbloccare la situazione

La protesta degli operai Ilva

Gli operai bloccano gli uffici della dirigenza in fabbrica. Squinzi (Confindustria): "A rischio il futuro di tutto il settore"

Andrea Tempestini
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Alta tensione a Taranto per la decisione della magistratura dell'Ilva di chiedere gli stabilimenti e di lasciare a casa cinquemila dipendenti, almeno fino alla decisione del Tribunale del Riesame. Gli uffici della direzione sono stati occupati da centinaia di operai dopo la proclamazione dello sciopero. Il governo, da par suo, annuncia un incontro: la crisi del siderurgico è stato il tema di un urgente incontro al Quirinale tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il premier Mario Monti. Secondo quanto si è appreso, in vista del prossimo Consiglio dei Ministri di giovedì, potrebbe essere presentato un decreto legge per sbloccare la situazione al più presto. Squinzi: "A rischio il futuro" - Secondo il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, quella dell'Ilva è "una situazione di estrema gravità per noi, perchè sulla base di quello che succederà all'Ilva, si giocherà un pò il futuro dell'industria pesante in Italia". A rischio, infatti, a causa dell'indotto, ci sarebbero circa 20mila posti di lavoro e un quarto di punto di Pil. Clini: "Situazione paradossale" - Del prossimo Cdm ha parlato il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini: "Quello di giovedì - ha spiegato - non sarà un incontro interlocutorio. Contiamo di uscire con un provvedimento, lavoriamo a un decreto per l'applicazione dell'Aia. Stiamo lavorando con Monti e i ministri ad una soluzione per l'applicazione dell'Aia, unica strada per il risanamento". Clini ha aggiunto che "le normative nazionali ed europee stabiliscono che per l'esercizio di questo tipo di impianti è necessaria l'Aia che è l'unico documento legale che ne regola l'attività. Il problema, oggi, è creare le condizioni di agibilità per cui l'azienda possa rispettarla rigorosamente. Siamo di fronte ad una situazione paradossale: c'è un rischio di convergenza di interessi per cui fra l'iniziativa della magistratura e l'interesse dell'azienda a non investire, avremmo il risultato pratico di un'area inquinata pericolosa e la perdita di lavoro per migliaia di persone. Questa convergenza negativa va spezzata".  Badge riattivati - Nel frattempo l'Ilva ha riabilitato i badge ai lavoratori dell'area a freddo, che lunedì erano stati disattivati contestualmente all'annuncio relativo alla chiusura degli impianti. La riattivazione è avvenuta nonostante il fatto che nell'area l'attività resta in gran parte sospesa. Secondo quanto si è appreso, per ora, continueranno a lavorare i dipendenti dell'area Servizi e manutenzione, con una riduzione del personale al 50 per cento. Ferrante: "Spero in pronuncia rapida" - Come detto, l'Ilva ha avviato al Tribunale del Riesame il ricorso contro l'ultimo intervento della magistratura. Fino alla pronuncia del Riesame, gli impianti resteranno chiusi. Il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ha spiegato: "Spero in un pronunciamento rapido, entro pochi giorni. Da parte della magistratura non mi aspettavo un intervento di questo tipo".   Occupata la palazzina - La società ha poi messo in ferie forzate i lavoratori dell'area a freddo, ma verrà riconosciuto lo stipendio anche a a coloro che non hanno ferie a disposizione da smaltire, almeno fino al pronunciamento del tribunale del Riesame sul ricorso dell'azienda. Gli operai dell'Ilva, dopo aver organizzato il corteo, hanno occupato la palazzina che ospita la direzione dello stabilimento. "Non hanno voluto trovare una soluzione, governo e azienda continuano ad usarci e a rimetterci siamo soltanto noi e questa città. Così non può continuare", ha spiegato una delegazione dei lavoratori. Alle 7 è iniziato lo sciopero proclamato da Fim, Fiom e Uilm: la mobilitazione durerà almeno 24 ore.  Severino: "Rischio notevole" - La paura è che la protesta possa dilagare e crescere di intensità, uscendo dai confini della fabbrica Ilva. Il ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, ritiene che ci sia "un rischio notevole di problemi per l'ordine pubblico in seguito alla chiusura dell'impianto a freddo da parte dell'Ilva e la messa in libertà di 5mila lavoratori. Il rischio c'è - ha spiegato il ministro a margine di un convegno - ed è anche notevole. La situazione è molto preoccupante perché i posti di lavoro messi in discussione sono tantissimi. Non solo quelli di Taranto - ha ricordato la Cancellieri -, ma anche quelli dell'indotto". Proteste a Genova - E proprio i lavoratori dell'indotto di Genova, martedì mattina, hanno iniziato la loro protesta: un gruppo di dipendenti dell'Ilva di Cornigliano ha bloccato la sopraelevata, la principale arteria stradale cittadina, mandando in tilt il traffico in tutta la città. In precedenza il corteo dei lavoratori Ilva di Genova, che da stamani manifestano contro l'ipotesi di chiusura dello stabilimento, aveva bloccato il casello di Genova Ovest. Il blocco è stato rimosso poco dopo le 13.30 e il corteo si è trasferito in azienda.

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