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Scontro Pd-Sel: congresso arcigay con rischio rissa

In un clima surriscaldato dalle primarie, domani e domenica si eleggono i vertici dell'associazione che conta 300mila iscritti

Matteo Legnani
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Ora ci sono le primarie del Pd. Subito dopo le Politiche, la composizione delle liste. A primavera, cioè tra qualche mese, il congresso dei democratici. L'inverno caldo del Pd non poteva che riflettersi sulle "cinghie di trasmissione" che da sempre Pci prima, Pds e Ds poi, Pd ora. Da settimane si litiga dentro la Uil, per dire, sindacato da tempo considerato "vicino". Nessuno si sarebbe aspettato che queste fibrillazioni arrivassero a terremotare Arcigay, storica organizzazione lgbt italiana, tra le frange più numerose e attive della storica rete Arci. Il congresso di Arcigay in corso a Ferrara rischia, per la prima volta, di non tenersi affatto. Qualora si dovesse tenere, potrebbe non avere alcuna efficacia, di essere annullato dall'Arci o, peggio, di finire sepolto da una miriade di ricorsi alla magistratura. Le accuse nemmeno troppo velate: brogli per conquistare il controllo dell'associazione, un colosso da quasi 300mila iscritti, che controlla e gestisce centinaia di locali molto frequentati.  Ora che il Pd -e nello specifico l'area ex diessina-, i seguaci di Nichi Vendola e Antonio Di Pietro hanno bisogno di muovere truppe, spostare pacchetti molto numerosi di voti, l'Arcigay e' tornata "ghiotta" e molti hanno pensato di intromettersi -a suon di tessere fatte all'ultimo minuto e minacce di natura economica- nelle dinamiche di una organizzazione che, almeno sulla carta, dovrebbe essere apolitica.  Tutto comincia da lontano, dal congresso provinciale di Bari. Lì i delegati sono arrivati -nel vero senso della parola - alle mani: è stato necessario l'intervento dei carabinieri. La votazione era programmata per il 27 settembre nella sede del Partito democratico del quartiere popolare “Madonella”. In palio c'erano, oltre alle cariche locali, anche ben dieci voti per l'elezione del presidente nazionale, che sarà scelto domenica al congresso nazionale di Ferrara. Il giorno prima del congresso nel capoluogo pugliese, ha denunciato il presidente uscente di Arcigay Bari, Giuseppe Maffia, sono spuntate 50 nuove tessere. Tessere non valide perchè il regolamento prevedeva che dovessero essere consegnate entro agosto, ma in grado di ribaltare gli equilibri locali e, addirittura, nazionali. Le nuove tessere sono state invalidate, così è scoppiata la rissa, accompagnata da cori -riferiscono- "omofobi" e al grido di "fascisti". Prima dell'arrivo della Digos un militante ha addirittura rotto un vetro.  Le tensioni viste a Bari si sono ripetute in moltissime altre città nelle settimane scorse, nel corso della campagna congressuale. La sceneggiatura sempre quella: l'organizzazione e i suoi voti sono terreno di scontro tra ex diessini (Sergio Lo Giudice, in primis), esponenti di Sel (Alessandro Zan, assessore a Padova dei vendoliani), dell'Italia dei valori (come l'ex presidente Franco Grillini). In mezzo i "post-ideologici", che vorrebbero l'organizzazione autonoma, ed esprimevano il presidente nazionale uscente, Paolo Patanè. Il risultato di queste tensioni è che i Comitati Arcigay di Agrigento, Arezzo, Bergamo, Campobasso, Catania, Catanzaro, Foggia, Grosseto, Livorno, Messina, Palermo, Pavia, Perugia, Pescara, Pisa, Pistoia, Ragusa, Reggio Calabria, Trieste, Vercelli, hanno scritto un documento durissimo, che rischia di far saltare tutto, minacciano ricorso alla magistratura. Denunciano “l' alterazione del percorso congressuale” che ha “inficiato la legittimità democratica”, dovuto a un “conflitto interno reso volutamente aggressivo ed esasperato” e “reiterati episodi di compressione delle regole democratiche come nei congressi di Bari, delle Affiliate a Bologna e Padova”.  Lo scontro in vista del congresso ha già portato ad un passo dalla scissione la storica organizzazione. Scrivono ancora i Comitati: “Numerosi circoli affiliati all'Associazione hanno introdotto una forma di ricatto economico quale arma di pressione politica e condizionamento del Congresso” e si è già verificata “la costituzione di una rete alternativa ad Arcigay”, che si chiama ANDOS, affiliata all'Ente nazionale trattenimenti, gastronomia e sport. Se i “ribelli” andranno fino in fondo lo si scoprirà soltanto sabato, quando si arriverà – a meno di annullamenti last minute - al voto finale del congresso. I candidati alla presidenza sono l'uscente, Paolo Patane', e Flavio Romani. In ballo c'è anche la linea politica: Arcigay negli ultimi anni ha allargato il sistema dei suoi rapporti stringendo partnership e promuovendo progetti contro le discriminazioni nelle scuole e non solo con sigle fuori dalla “cerchia storica” dei suoi rapporti, come, per esempio, la cattolica Acli o la Polizia di Stato, ha celebrato la Giornata contro l'omofobia insieme al presidente della Camera Gianfranco Fini, di cultura decisamente diversa da quella ex comunista. Per qualcuno, evidentemente, è troppo: meglio restare chiusi nelle sezioni del Pd. Sempre che, come accaduto in Provincia di Bari, il presidente di un circolo, ex margheritino, non decida di buttarli fuori con l'accusa di avere affisso in sezione “materiale fastidioso per gli iscritti”. di P.R.   

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