Silvio da vittima a colpevole:così Travaglio e compagniribaltano il caso-Spinelli
Il rapimento lampo di Giuseppe Spinelli è una storia dai contorni torbidi, dai risvolti grotteschi. L'ipotesi più probabile e accreditata è quella relativa a una banda di balordi: il chiacchiericcio mediatico indicava il cassiere di Silvio Berlusconi come una sorta di "bancomat umano" per gli assegni passati alle "Olgettine"; tanto valeva provare a estorcergli il più possibile. Si tratta di una versione coerente, verosimile, ma ancora da dimostrare. Eppure, in tanti, cercano di trarre conclusioni diametralmente opposte. Il passo indietro, che risale a un anno fa, non è bastato. La sistematica distruzione del Cavaliere deve proseguire, colpo su colpo. E nemmeno la sentenza sul caso Mediaset ha saziato la fame degli antiberlusconiani. Così, nel caso del sequestro di Spinelli, la "nuova" operazione mira a trasformare Silvio da vittima a colpevole. Attacchi a Silvio - In prima fila c'è Marco Travaglio, mosso da un'ossessione nei confronti dell'ex premier. Secondo mister manetta, in buona sostanza, Berlusconi è talmente invischiato in malaffare ed affari torbidi che chiunque, "anche il primo che passa, anche un alabnese, può chiedergli ciò che vuole (soldi, gioielli, donazioni, candidature, affitti gratis, acquisti di ville a prezzo doppio..."). Poi c'è Repubblica, che dedica un paginone ai "buchi nella ricostruzione del ragioniere". Si insiste senza esclusione di colpi sul ritardo con cui è stata presentata denuncia: 30 ore dopo il rapimento. Si tralascia, ovviamente, che a giochi fatti la denuncia sia stata presentata da Berlusconi stesso, sia pure per interposta persona (ossia il suo legale di fiducia, Niccolò Ghedini). L'ipotesi che Spinelli abbia voluto prima informare l'ex premier di quanto accaduto - una "storiaccia" che nella fantomatica versione fornita dai rapitori riguardava molto più il Cav che il cassiere - non viene nemmeno presa in considerazione, così come non si sottolinea che la denuncia, dopo qualche ora, sia effettivamente arrivata. Nelle 30 ore di "buco", infine, gli uomini della scorta di berlusconi si sono occupati della protezione di Spinelli. Epicentri pugliesi - Nel tiro contro Berlusconi si insiste (su Repubblica, il Fatto Quotidiano ma anche su il Corriere della Sera) sui legami con il clan pugliese dei Parisi del capobanda dei sequestratori, Francesco Leone. Tutto semplice, tutto scontato: la papi-girl Barbara Montereale, vicina a Giampiero Tarantini (di Bari), era la fidanzata di Radames Parisi, dell'omnimo clan, ed ecco che così prende piede l'ipotesi del ricatto per presunte foto delle cene di Arcore che, per motivi oscuri (o peggio: "Per patti non rispettati", come ipotizza il Corsera) rispuntano fuori oggi, a mesi di distanza dal caso. "Magari Berlusconi non ha pagato", "magari Silvio non ha rispettato i patti". O forse sei balordi hanno cercato di studiare al meglio il caso, in modo che - almeno nelle ricostruzioni giornalistiche e nelle ipotesi del pm Ilda Boccassini - si incastrasse al meglio con le ormai celeberrime "cene eleganti" di Arcore. Gli 8 milioni di euro - Anche la Boccassini, infatti, ha già dimostrato di volersi tenere ben stretta il caso. Ieri, lunedì 19 novembre, ha dichiarato che "forse è stato pagato un riscatto di 8 milioni di euro". Un'ipotesi su cui il gip si è subito dimostrato molto scettico (se il riscatto non fosse stato pagato, la Boccassini vedrebbe sgonfiarsi l'ennesimo caso con cui potrebbe andare contro l'arcinemico Berlusconi). Ma su questo fantomatico riscatto molte cose non tornano. Per primo, lo stesso Spinelli ha ribadito: "Non abbiamo pagato alcun riscatto". Inoltre, gli 8 milioni a cui si fa riferimento, vengono tirati in ballo in base alle intercettazioni di due sequestratori: "Stanno aspettando pure il mio carico grosso...qua stanno 8 milioni ancora, oh!", diceva Leone a Maier. Peccato che, sottolinea il gip, questi 8 milioni "possono essere riconducibili anche ad altri affari illetici". Peccato inoltre che nelle cassette di sicurezza in cui si pensava che i malviventi custodissero il bottino siano state trovate soltanto banconote false. Soldi falsi - Un mese prima del sequestro, infatti, i rapitori aprirono una cassetta di sicurezza alla Banca di Credito Cooperativo di Busto Garolfo e di Buguggiate. Poi ne aprirono un'altra, sei giorni dopo il sequestro al Credito Valtellinese di Varese. Le visitarono due volte, il 22 e il 25 ottobre. Stando alle intercettazioni, le cassette avrebbero custodito grosse somme di denaro. Peccato che lunedì, all'interno, come detto siano state rinvenute soltanto delle banconote false. Una storia, quella del rapimento di Spinelli, piena di ombre, dubbi ed elementi per i quali è difficile trovare una collocazione. Già il fatto che i balordi avessero in mano dei documenti in grado di ribaltare la sentenza sul Lodo Mondadori lascia il tempo che trova, senza parlare del presunto video di Gianfranco Fini, pronto a brigare contro il Cavaliere: una completa assurdità sia per Berlusconi sia per Ghedini. Poi ci sono i fantomatici dvd e chiavette usb che avrebbero "salvato" il Cav dalla sentenza, ma nessuno le ha viste. E putacaso, quando le sventolarono sotto il naso a Spinelli durante il rapimento, non fu possibile aprirle con alcun dispositivo elettronico. Un quadro scivoloso, insomma, una cornice grottesca, che vien buona per gettare fango sull'ex premier e trasformarlo, come per magia, da vittima a colpevole.