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La minaccia delle province contro i tagli:"Spegneremo il riscaldamento a scuola"

La Camera incassa la fiducia sul taglio dei costi della politica, tutti gli enti locali fanno ricorso al Tar contro l'accorpamento

Lucia Esposito
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  La scuola dei prof potrebbe presto trasformarsi presto in un inferno: le Province, per protestare contro i tagli minacciano di spegnere i riscaldamenti. Dicono che con i tagli del governo Monti non sono in grado di assicurare il servizio e, proprio nelle stesse ore,  il Senato ha approvato il decreto legge che prevede l'insegnamento dell'inno di Mameli. La Lega contrarissima alla legge ha lasciato l'Aula per protesta.  Il ricatto delle Province Gli enti locali si ribellano alla spending review e minacciano di chiudere i riscaldamenti a scuola: "Il governo non vuole ascoltarci faremo comprendere ai cittadini come i tagli li priveranno dei loro diritti e cominceremo chiudendo le scuole prima del tempo questo inverno perché non abbiamo i soldi per pagare il riscaldamento delle aule". Lo ha detto Antonio Saitta, nuovo presidente dell'unione province d'Italia: O i tagli ai bilanci sono tagli ai servizi senza risposte chiuderemo le scuole. cinquecento milioni di tagli ai bilanci per il 2012 e 1,2 miliardi per il 2013 ci impediscono di assicurare il mantenimento dei servizi essenziali ai cittadini". Sul piede di guerra anche per la decisione di accorpare gli enti locali: le Province su questo punto hanno annunciato un ricorso al Tar.  La rivolta degli enti Per quanto riguarda la protesta delle province, ricordiamo che esse gestiscono 5.179 edifici scolastici di scuola secondaria, composti di 117.348 classi che accolgono quasi 2 milioni e 600 mila alunni.   "Abbiamo spiegato al governo che con questi tagli non si interviene su sprechi ma si cancella tutto. Con l'inverno alle porte non potremo più togliere la neve dalle strade, non abbiamo soldi per fare la manutenzione delle scuole nè quella straordinari per mettere in sicurezza gli edifici, nè quella ordinaria: non sappiamo come pagare le bollette di luce, gas, acqua, telefono. Per questo, se il governo non ci ascolterà, a Natale saremo costretti a chiudere le scuole prima del tempo".   

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