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I giudici non tagliano gli stipendi ai giudici"E' discriminatorio"

La Corte Costituzionale boccia il decreto che prevedeva anche il taglio delle retribuzioni dei manager pubblici

Lucia Esposito
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Giù le mani dagli stipendi dei giudici. Parola di giudici. Anche le mega-retribuzioni dei manager pubblici non si possono toccare. La Corte Costituzione ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del decreto legge, convertto nel luglio del 2010 in legge, che prevedeva il taglio agli stipendi superiori i 90.000 euro lordi  annui, nonchè la mancata erogazione di acconti, conguagli e   indennità speciali per il personale di magistratura. Insomma i tagli  dei manager che guadagnano più di 90mila euro sono incostituzionali. Per quanto riguarda i magistrati, la Consulta ha bocciato anche il comma 22 dello stesso articolo, dove dispone che non siano erogati, "senza possibilità di recupero, gli acconti degli anni 2011, 2012 e 2013 ed il conguaglio del triennio 2010-2012". E che "per il triennio 2013-2015 l'acconto spettante per il 2014 è pari alla misura già prevista per l'anno 2010 e il conguaglio per l'anno 2015 viene determinato con riferimento agli anni 2009, 2010 e 2014". La Consulta, in particolare boccia l'articolo 9, nella parte in cui dispone che a decorrere dal primo gennaio 2011 e sino al 31 dicembre 2013 "i trattamenti economici complessivi dei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, previsti dai rispettivi ordinamenti, delle amministrazioni pubbliche, siano ridotti del 5% per la parte eccedente il predetto importo fino a 150.000 euro, nonchè del 10% per la parte eccedente 150.000 euro". Per la Corte, "il tributo imposto determina un irragionevole effetto discriminatorio".  La spiegazione Secondo la Corte, "il meccanismo di adeguamento delle retribuzioni dei magistrati può a certe condizioni essere sottoposto per legge a limitazioni, in particolare quando gli interventi che incidono su di esso siano collocati in un quadro di analoghi sacrifici imposti sia al pubblico impiego sia a tutti i cittadini". Ma nel caso della "manovra" di due anni fa, "i limiti tracciati dalla giurisprudenza di questa Corte risultano irragionevolmente oltrepassati". In particolare, in relazione al conguaglio del 2012 "l'intervento per il solo personale della magistratura eccede l'obiettivo di realizzare un raffreddamento della dinamica retributiva e ha, invece, comportato una vera e propria irragionevole riduzione di quanto già riconosciuto". Secondo la Consulta si viene a realizzare, "una ingiustificata disparità di trattamento fra la categoria dei magistrati e quella del pubblico impiego contrattualizzato, che, diversamente dal primo, vede limitata la possibilità di contrattazione soltanto per un triennio".  In sostanza - conclude la sentenza - "l'intervento normativo censurato, oltre a superare i limiti costituzionali indicati dalla giurisprudenza di questa Corte, che collocava in ambito estremo una misura incidente su un solo anno, travalica l'effetto finanziario voluto, trasformando un meccanismo di guarentigia in motivo di irragionevole discriminazione. In definitiva, la disciplina censurata eccede i limiti del raffreddamento delle dinamiche retributive, in danno di una sola categoria di pubblici dipendenti".   

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