La marcia dei cani: rivoltacontro i sindaci italianiche vietano i parchi a fido
L'ex ministro Brambilla spiega: "La prima tappa a Lodi, dopo toccherà alla Liguria". L'obiettivo: riaprire i polmoni verdi ai migliori amici dell'uomo
di Daniela Mastromattei Ci mancavano solo i sindaci anti-cani a renderci la vita ancor più complicata. Non bastano i danni che fanno i colleghi amministratori comunali, provinciali, regionali ed esponenti del governo con il loro ruba ruba. Mai che si sveglino stilando una legge anti-corruzione da votare in giornata. Tutti d'accordo invece quando si tratta di far passare regole assurde. Come quella di vietare i giardini pubblici al miglior amico dell'uomo. Tanto per mettere le cose in chiaro: fanno meno danni i cani lasciati liberi nei parchi che i politici tenuti al guinzaglio. Contro la leggerezza di alcune amministrazioni comunali scatta la rivolta nazionale, guidata dall'onorevole Michela Vittoria Brambilla, con il riuscito evento «Quattro passi nel centro di Lodi, per dire “no” al divieto di condurre cani nei parchi pubblici e per rilanciare il tema dell'accesso libero delle persone con animali al seguito in tutte le città». Una manifestazione che parte da lontano. La Brambilla - che già da ministro del Turismo aveva firmato con l'Anci un accordo per favorire l'ingresso dei cittadini accompagnati da animali d'affezione in tutti i luoghi pubblici, compresi gli uffici e i mezzi di trasporto - ieri mattina insieme con un incredibile numero di cittadini di Lodi hanno sfilato tutti insieme appassionatamente, battaglieri più che mai, con i propri animali al seguito lungo le vie della città, attraverso le zone proclamate «off limits» per i quattrozampe dal regolamento di polizia urbana del Comune lombardo, insieme con Lav e Amici Animali. Una moltitudine di persone di ogni età e ceto sociale ha violato la «zona rossa», una rivolta culturale e sociale. «Dovunque i cittadini», spiega l'onorevole Brambilla, «subiscano ingiustificate limitazioni della loro libertà di muoversi, nel rispetto delle norme e delle regole della buona educazione, con il proprio animale domestico al seguito, deve essere messa in campo una tenace forma di protesta civile. È ora di farsi sentire, di pretendere il rispetto della legge nazionale che non prevede zone off-limits per i cani se non in limitatissimi casi. Si deve chiedere al proprio sindaco, se necessario, di adeguare i regolamenti comunali o di adottare le ordinanze-tipo predisposte a suo tempo dal ministero del Turismo e dall'Anci». «Milioni di italiani», continua la Brambilla, «convivono con gli animali domestici e hanno tutto il diritto di volerli accanto a sé in ogni momento della vita quotidiana». Un diritto che non può certo essere violato dalle simpatie o antipatie dei sindaci verso il mondo animale. «La manifestazione di ieri», fa notare la Brambilla, «conferma che i cittadini non intendono più stare in silenzio, o sopportare soprusi del tutto illegittimi». Anzi. «Metteranno in atto forme di protesta civile, faranno sentire la propria voce dal nord al sud del Paese, ovunque si cerchi di limitare la loro libertà. La nostra è una protesta nazionale, politica e istituzioni prendano atto che i tempi sono cambiati». La marcia partita da Lodi va a «sfidare» l'articolo 65, comma 3, del regolamento strenuamente difeso dal sindaco Lorenzo Guerini (Pd) che esplicitamente vieta ai cani «parchi e giardini pubblici». Con tanto di sanzioni. I trasgressori sono costretti a pagare una multa che va da 25 a 500 euro. Disposizioni simili a quelle adottate dal Comune di Lodi, palesemente illegittime, sono state impugnate con successo davanti a parecchi Tribunali amministrativi regionali. «Alla prima sanzione», avverte l'ex ministro, «ricorreremo contro il regolamento di Lodi e il Comune dovrà adeguarsi». Prossima tappa: Liguria.