Vatileaks, Paolo Gabriele accusa: "Maltrattato in cella"
L'ex maggiordomo del Papa: "Per 20 giorni in una stanza stretta, con luce 24 ore su 24". Il pm: "Apriremo un'inchiesta"
"Non mi sento colpevole di furto aggravato, ma di aver tradito la fiducia che il Santo Padre aveva riposto in me, e che amavo come se fossi un figlio". Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo di Papa Benedetto XVI al centro della fuga di documenti riservati dal Vaticano, e uomo chiave del processo Vatileaks a Roma, respinge in parte le accuse e, a sua volta, rilancia: nel corso dell'udienza di questa mattina al Tribunale Vaticano, Gabriele ha lamentato alcune grave violazioni dei propri diritti di detenuto, riferendo di essere stato trattenuto per circa 20 giorni in una cella dove non riusciva ad aprire le braccia tanto era stretta e in cui la luce è rimasta accesa 24 ore su 24, fatto che gli ha causato anche un abbassamento della vista. L'accusa si difende - Il pm Nicola Picardi ha precisato che "è stato fatto il possibile per organizzare una cella più adeguata, che all'inizio non c'era nella caserma, anche perché i fermati erano due, Gabriele e Sciarpelletti (il tecnico informatico che avrebbe aiutato Gabriele, ndr)". Picardi ha poi aggiunto che la situazione si è protratta "per meno di 20 giorni" e che i pasti venivano serviti al detenuto non attraverso lo spioncino. Quanto alla luce accesa 24 ore su 24 (misura che presa nelle carceri quando un detenuto è considerato a rischio di suicidarsi). In ogni caso, il promotore di giustizia ha aperto un fascicolo per verificare se vi siano stati eventuali abusi. Gabriele e Nuzzi - La mattinata è però servita a parlare anche del caso della fuga di notizie e lettere private del Papa dal Vaticano. Quando il presidente del Tribunale Giuseppe Della Torre ha chiesto di eventuali "soldi o benefici ricevuti per la dazione dei documenti", Gabriele ha risposto: "No, questa era la condizione essenziale e iniziale nell'intessere del rapporto con questa persona (il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore del best seller Sua Santità che su quei documenti è in gran parte basato)". "Dalla vicenda - ha aggiunto Gabriele - non ho avuto né soldi né altri benefici, ho avuto solo effetti distruttivi. Se altri abbiano avuto vantaggi, io volontariamente non lo volevo, anche se il guadagno ottenuto con il libro è evidente, ma non mio". "Oltre che con la vendita del libro - ha concluso - escludo che altre persone possano avere avuto vantaggi". I rapporti coi cardinali - Nel mirino del Tribunale Vaticano anche i rapporti del maggiordomo di Papa Ratzinger con gli alti prelati. Per la prima volta il presidente Dalla Torre fa il nome del cardinale Paolo Sardi, ex vice camerlengo di Santa Romana Chiesa e a lungo a capo dell'ufficio dove vengono redatti i documenti papali. "Era una specie di guida spirituale per lei?", chiede il presidente all'imputato. "Sono stato suggestionato - risponde il maggiordomo infedele - da circostanze ambientali, in particolare dalla consapevolezza di trovarmi in uno stato in cui c'erano misteri non risolti. Ho avuto molti contatti, confidenze ricevute anche dai cardinale Sardi e Angelo Comastri, dal vescovo di Carpi ed ex officiale vaticano Francesco Cavina, dalla signora Ingrid Stampa". I nomi evocati da Gabriele sono pesanti, quanto non precise le accuse rivolte. Angelo Comastri, è il vicario del Papa per la Città del Vaticano e gode di grande considerazione anche per la sua vita spirituale, lo stesso vale per monsignor Cavina, molto amato da tutti i dipendenti vaticani. La signora Ingrid Stampa godeva anche lei di unanime stima e piena fiducia: è la ex governante del cardinale Ratzinger e lo ha seguito nel Palazzo Apostolico ma non nell'Appartamento, essendo invece impiegata nell'ufficio per i testi papali già diretto da Sardi. Un dossier pubblicato dal tedesco Die Welt in luglio citava i nomi di Paolo Sardi, Ingrid Stampa e del vescovo di Curia Joseph Clemens, che invece non è stato nominato in aula. Mentre i nomi di Comastri e Cavina non comparivano in quell'articolo considerato molto informato sull'inchiesta. Su Sardi, inoltre, è da registrare che Paolo Gabriele ha dichiarato oggi di averlo ritenuto "un punto di riferimento" all'inizio della sua attività in Vaticano, ma che successivamente se ne sarebbe distanziato.