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Il governo non si muoveSallusti andrà in carcere

Consiglio dei ministri a vuoto, salta l'ipotesi di varare una legge ad hoc

Eliana Giusto
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  Nonostante gli annunci dei giorni scorsi e l'accordo fra Pdl e Pd per accelerare su una legge che eviti il carcere per i giornalisti, il governo non si muove e ora per la loro inerzia il direttore del Giornale Alessandro Sallusti rischia davvero di finire dietro le sbarre. Non si è infatti concretizzata l'ipotesi di varare un disegno di legge alla riunione del Consiglio dei ministri di ieri. Tutto rimandato di una settimana. Paola Severino, ministro della Giustizia, ha già detto che ritiene poco percorribili le ipotesi di un decreto d'urgenza o di una legge delega al governo e rimanda il problema alla politica: "C'è un ddl presente in Parlamento e si potrebbe presentare un nuovo ddl. Io credo che tutte e due le soluzioni non inciderebbero sulla velocità e sulla prontezza di un intervento che è richiesto da tanto tempo", spiega il Guardasigilli. Benché sia contraria a soluzioni improvvise, «io credo che qui nessuno possa essere tacciato di fare le cose in maniera frettolosa. Di un progetto di modifica del regime della diffamazione si parla da anni. Io penso che i tempi siano maturi e che le idee ci sono e quindi il progetto si può fare. Credo che non occorra neanche troppo tempo per realizzarlo, proprio perché le idee sono sedimentate e c'è una grande condivisione come tutti possono constatare".  A garantire l'esito del provvedimento, c'è il presidente del Senato, Renato Schifani, convinto "che i tempi siano maturi per l'abolizione del carcere ai giornalisti" e che ci sia "piena condivisione di tutto il mondo della stampa e delle forze politiche". E qualunque "sarà lo strumento scelto", conclude, "garantisco sin da adesso che anche il Senato adotterà tempi brucianti per l'approvazione dell'eventuale norma". Leggi l'articolo integrale su Liberoin edicola oggi, sabato 29 settembre.    

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