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Basta una lettera a PisapiaCom'è facile lasciarsi a Milano

Il Comune apre lo sportello per le coppie di fatto: per firmare il registro e "unirsi" bastano 15 minuti. Ancora meno per mettere fine al rapporto

Matteo Legnani
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  Più che un registro delle unioni civili, quello che entrerà in vigore da martedì 18, sembra un contratto con la città di Milano. Come tutti i provvedimenti di questo tipo, infatti, anche il registro avrà una valenza strettamente territoriale. E come tutti i contratti che si rispettino è freddo come un ghiacciolo. Altro che “giorno più bello della vita”, “coronamento di un sogno” e via discorrendo. No, le unioni di Pisapia si limiteranno a un mero atto burocratico da sbrigare in fretta e furia per non creare code e per non mettere in imbarazzo la parte cattolica della maggioranza, che già ha digerito a fatica il registro delle unioni, ma che non avrebbe mai acconsentito che la firma di un contratto si trasformasse in un vero e proprio matrimonio civile omosessuale con tanto di cerimonia, confetti, scambio di anelli e naturalmente lancio di riso. Per queste cose i Pisapia boys dovranno attendere ancora un po'.  Per il momento dovranno accontentarsi della fredda stanzetta numero 231 al secondo piano del nuovo ufficio comunale di Via Larga 12. Da lunedì sarà possibile prenotare la firma, dal 18, invece, partirà ufficialmente il registro delle coppie di fatto. Chi si sposa avrà al massimo 15 minuti di tempo e per il disturbo dovrà versare al Comune 28 euro di bolli.  Chi può iscriversi al registro? Dalle note rilasciate da Palazzo Marino si apprende che i soggetti dovranno «essere entrambi maggiorenni, appartenenti a qualsiasi nazionalità ma residenti e coabitanti anagraficamente nel Comune di Milano e iscritti allo stesso stato di famiglia». E ancora: «Perché l'atto sia valido, è necessario che la coppia non sia sposata, né sia legata da vincoli di parentela, affinità, adozione, tutela. Altri impedimenti sono l'iscrizione a qualunque altra unione civile riconosciuta o lo stato di coniuge non ancora separato».  Niente sogni di gloria nemmeno per quanto riguarda la cancellazione dal registro, che può avvenire in due modi. Il primo è la cancellazione d'ufficio qualora «uno o entrambi i componenti cambino residenza e cessi la coabitazione». Il secondo, invece, riguarda strettamente la fine della passione tra i due contraenti. In questo caso basterà che uno dei due spedisca «via lettera, fax o e-mail» la richiesta di cancellazione. L'altro “coniuge” verrà avvisato della rottura dell'unione tramite lettera spedita dal Comune. Roba che i fidanzati che si mollano via sms al confronto sembrano romantici.  Un'ultima informazione riguarda gli effetti reali che avrà il registro. Spiegano da Palazzo Marino: «Il Comune si impegna a tutelare le Unioni civili in otto aree tematiche: casa, sanità e servizi sociali, politiche per i giovani, genitori e anziani, sport e tempo libero, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione, trasporti».  Fa festa l'assessore Daniela Benelli che spiega: «In tempi rapidi il settore Anagrafe ha recepito la delibera del consiglio comunale approvata a fine luglio». Felici, ma non del tutto soddisfatti, i rappresentanti dell'arcigay, che alla giunta Pisapia chiede di puntare al bersaglio grosso: matrimonio gay e PACS. «Auspichiamo che tante coppie omosessuali accedano a questo istituto a valenza amministrativa - spiega Marco Mori presidente del CIG Arcigay Milano -. Più saranno, più difficile sarà per politici retrogradi, omofobi e clericali come Rosi Bindi invitarci ad avere fantasia».   Ironico Romano La Russa: «Vorrei rassicurare i milanesi e le tante famiglie tradizionali che ancora costituiscono l'ossatura del nostro Paese: il fantomatico registro di cui tanto si parla non serve a nulla. Fortunatamente non dà il via libera al matrimonio tra omosessuali, non concede lo stato di famiglia ai gay; l'unica concessione è la possibilità, per puri scopi statistici, di iscriversi ad una pseudo lista anagrafica». Un tema ribadito anche dall'ex vicesindaco Riccardo De Corato: «Questo registro è una finzione anche per gay, visto che in altre città come Bologna o Padova, dove il registro c'è da tempo si sono iscritti solo una decina di coppie di fatto fra le due città e in tutt'Italia sono solo 392». di Fabio Rubini  

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