Grazie a dieci anni di euro la vita costa il 25% in più: e la colpa è dello Stato
In dieci anni di euro il costo della vita per gli italiani è crecuto del 25 per cento e l'impennata non ha riguardato gli alimentari, l'abbigliamento/calzature o la ristorazione, ma soprattutto le bevande alcoliche e i tabacchi, le ristrutturazioni/manutenzioni edilizie, gli affitti delle abitazioni e i combustibili/bollette domestiche, nonchè i trasporti. A confermarlo sono i dati statistici elaborati dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre, che sottolineano come i più colpiti dall'inflazione galoppante siano state le regioni del Sud. Caro Mezzogiorno - In Calabria si è registrato l'incremento regionale più elevato: +31,6 per cento. Seguono la Campania, con il +28,9%, la Sicilia, con il +27,6%, e la Basilicata, con il +26,9%. Le meno interessate dal 'caro prezzi', invece, sono state la Lombardia, con un'inflazione regionale del +23%, la Toscana, con il +22,4%, il Veneto, con il +22,3% e, ultimo della graduatoria, il Molise, dove l'inflazione è lievitata "solo" del 21,7 per cento. "E' opportuno sottolineare che il maggior aumento dei prezzi registrato nel Sud non deve essere confuso con il caro vita. Vivere al Nord - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - è molto più gravoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, è analizzare, come abbiamo fatto noi, la dinamica inflattiva registrata in questi ultimi dieci anni. La maggior crescita dell'inflazione avvenuta nel Sud si spiega con il fatto che la base di partenza dei prezzi nel 2002 era molto più bassa rispetto a quella registrata nel resto d'Italia. Inoltre - prosegue Bortolussi - a far schizzare i prezzi in questa parte del Paese hanno concorso anche il drammatico deficit infrastrutturale, la presenza delle organizzazioni criminali che condizionano molti settori economici, la poca concorrenza nel campo dei servizi e soprattutto un sistema distributivo delle merci molto arretrato e poco efficiente". I prodotti più colpiti - L'euro ha fatto esplodere i prezzi delle bevande alcoliche e dei tabacchi (+63,7%), quello delle manutenzioni/ristrutturazioni edilizie, gli affitti, i combustibili e le bollette di luce, acqua e gas e asporto rifiuti (+45,8%), nonchè dei trasporti (treni, bus, metro +40,9%). Pressochè in linea, se non addirittura al di sotto del dato medio nazionale, gli incrementi dei servizi alberghieri e della ristorazione (+27,4%), dei prodotti alimentari (+24,1%), del mobilio e degli articoli per la casa (+21,5%), dell'abbigliamento/calzature (+19,2%). "A differenza di quanto è stato denunciato sino ad ora - conclude Bortolussi - con l'avvento dell'euro non sono stati i commercianti a far esplodere i prezzi, bensì i proprietari di abitazioni, le attività legate alla manutenzione della casa, le aziende pubbliche dei trasporti, i gestori delle utenze domestiche ed, infine, lo Stato con gli aumenti apportati agli alcolici e alle sigarette. Ricordo che sul totale della spesa media famigliare, che nel 2011 è stata pari a quasi 30.000 euro, i trasporti, le bollette e le spese legate alla casa hanno inciso per quasi il 50% del totale, mentre la spesa alimentare solo per il 19 per cento".