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Il sindaco dei conti in rossonominato consulente antisprechi

Diego Cammarata, in otto anni aumentò i dipendenti del Comune di Palermo di 8mila unità. Il Senato lo nomina consulente sulla spending review

Matteo Legnani
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Gli avversari lo paragonano a "Schettino, il comandante della Concordia", scappato dopo aver fatto il danno. E gli ex alleati lo bollano "peggior sindaco della storia della città", come se loro non fossero con lui al governo di Palermo. L'errore politico più grande, Diego Cammarata, l'ha forse commesso proprio lasciando l'incarico di primo cittadino nel capoluogo siciliano (dal 2001 al 2012) alcuni mesi prima della fine del mandato. Mossa che ha dato il "la" a speculazioni senza fine e ha permesso agli avversari di giocarsi la mossa in campagna elettorale. Ma, se è vero che non fu certo solo lui a prendere certe decisioni, è altrettanto vero che i dieci anni di Diego cammarata a sindaco di Palermo non possono essere additati a esempio di buona ed efficiente amministrazione. Per questo, lascia stupefatti la sua nomina a consulente per la spending review da parte del Senato. Basta un solo dato a renderla grottesca: nel 2009, su 866 milioni l'anno di spese correnti, il Comune di Palermo ne spendeva 623 (cioè il 72%) per pagare l'esercito dei suoi 21.895 dipendenti. Ottomila più di dieci anni prima. In pratica, un palermitano ogni 30 era dipendente diretto, indiretto o precario in Comune o in una delle società municipalizzate. Poi ci sono i 24 viaggi negli Emirati Arabi compiuti dai vertici della società comunale addetta al pattume per stringere accordi mai firmati. Tanto che l'allora premier Berlusconi, terrorizzato dalla possibilità che la Palermo amministrata dal centrodestra replicasse l'immondezzaio napoletano simbolo del fallimento della sinistra, cacciò nel decreto Milleproroghe 80 milioni di euro per tappare una parte dei buchi della municipalizzata. E che dire dell'assunzione di 110 autisti all'Amat (la municipalizzata dei trasporti) tutti e 110 senza la patente per gli autobus? La lista potrebbe continuare, ma basta a rendere incomprensibile la nomina di Palazzo Madama. A meno che Cammarata sia stato chiamato come consulente sulla spending review per spiegare agli altri: fate il contrario di ciò che ho fatto io.

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