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"Vaffa" al capo, si puòma solo una tantum

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La Cassazione respinge il ricorso di un'azienda contro il reintegro di un dipendente che aveva mandato a f.... la sua superiore

Matteo Legnani
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Via libera al '"vaffa" al capufficio. Ma solo una tantum. Lo sancisce la Cassazione, sottolineando come l'offesa al superiore sul posto di lavoto - se resta circoscritta ad un episodio e non dà adito ad altre contrapposizioni nel tempo - non può essere sanzionata con il licenziamento. Insomma, togliersi un sassolino col superiore per una volta non "compromette il rapporto fiduciario con l'azienda". In questo modo, la sezione Lavoro ha bocciato il ricorso di un'azienda abruzzese, la Mag.ma, che si opponeva al   reintegro di un dipendente, Fernando S., reo di avere offeso la signora Mirella R., superiore gerarchica, mandandola appunto a fan.... Ne era seguito il licenziamento   disciplinare il 21 ottobre 2005 poi annullato dal Tribunale di Chieti il 18 marzo 2009 alla luce del fatto che l'offesa era stata episodica.  Inutile il ricorso dell'azienda in Cassazione volto a riottenere l'allontanamento del dipendente per la sua condotta "gravemente ingiuriosa e intimidatoria al superiore gerarchico donna, deriso e   apostrofato". Piazza Cavour ha sottolineato che la motivazione della Corte d'appello dell'Aquila   "appare congrua e logicamente coerente e supportata da precisi ed   univoci riferimenti alle risultanze processuali che hanno consentito   di ridimensionare la gravità dei fatti e di circoscrivere l'episodio   che, sia pure censurabile, non dimostra la volontà" del dipendente "di sottrarsi alla disciplina aziendale e di insubordinarsi, essendo  rimasto nei limiti di una intemperanza verbale". L'azienda dovrà anche rifondere l'avvocato del dipendente con 2.500 euro.

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