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Carabiniere ruba i soldi ma il Tar lo perdona: è giovane

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Un cittadino gli consegna un portafogli smarrito: lui sfila 80 euro. L'Arma lo rimuove ma i giudice lo assolve: è giovane

Lucia Esposito
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aradossi italiani: un carabiniere ruba 80 euro da un portafogli smarrito che gli era stato consegnato da un cittadino, l'Arma lo scopre e lo rimuove, ma il Tar blocca la decisione ordinando la reintegrazione. Il motivo? Bisogna tener conto dell'età giovane del militare, della sua inesperienza e dei precedenti di carriera. Succede a Collegno, il paese in provincia di Torino divenuto noto per lo “smemorato”. E forse proprio prendendo spunto dal noto episodio tragicomico, i giudici del Tar piemontese hanno deciso di cancellare il provvedimento dei superiori del carabiniere disonesto mettendo una bella pietra sopra.  Il carabiniere era stato condannato in sede penale a un anno e quattro mesi di reclusione per il reato di peculato, con il doppio beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione. Quindi, c'era già stato un occhio di riguardo, e per questo l'Arma dei carabinieri aveva deciso di sanzionarlo con la perdita del grado per rimozione per motivi disciplinari, motivando così: «(…) il carabiniere, all'epoca dei fatti in servizio presso la stazione Carabinieri di Collegno, il 12 agosto 2006, avendo la disponibilità, in ragione dell'incarico di addetto alla ricezione del pubblico, di un portafogli smarrito, rinvenuto e consegnatogli da un cittadino per la restituzione alla legittima proprietaria, si appropriava della somma di circa euro 80,00 custodita all'interno del portafogli stesso. Tale condotta, già sanzionata penalmente, è da ritenersi biasimevole sotto l'aspetto disciplinare in quanto contraria ai principi di moralità e rettitudine che devono improntare l'agire di un militare, ai doveri attinenti al giuramento prestato e a quelli di correttezza ed esemplarità propri di un appartenente all'Arma dei Carabinieri. I fatti disciplinarmente accertati sono di rilevanza tale da richiedere l'applicazione della massima sanzione disciplinare di Stato».  Bene, finalmente qualcuno che paga per il reato commesso. Una dimostrazione di orgoglio da parte del Corpo che in questo modo lancia un messaggio importante di giustizia. E invece no, perché  il Tribunale Amministrativo del Piemonte, pur ritenendo «legittimamente motivato» il provvedimento di espulsione perché «conseguente a condotta posta in essere in assoluto spregio ai doveri specifici del militare appartenente al Corpo ed al prestigio di quest'ultimo», ha giudicato «non ragionevole (...) l'inflizione della massima sanzione» per i motivi sopradetti: i precedenti di carriera («tutti pienamente commendevoli»), l'età e l'inesperienza al momento dei fatti («era al suo primo anno di servizio»), e infine «la particolare tenuità del rilievo penale dei fatti». I giudici hanno dimenticato una riflessione fondamentale: che credibilità ha un carabiniere che ruba? Qualcuno dovrebbe ricordar loro che il motto sul quale ha fatto giuramento il militare è “nei secoli fedele”. E la fedeltà a cui si fa riferimento non è solo nei confronti della divisa, ma di quello che rappresenta. Un ladro non può stare tra le guardie. di Salvatore Garzillo

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