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Sparò e uccise immigrato, vigilea processo per omicidio volontario

Le perizie hanno dimostrato che Alessandro Amigoni fece fuoco da una distanza di meno di tre metri. Il cileno cercava di sfuggire a un controllo

Matteo Legnani
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Alessandro Amigoni, l'agente della polizia locale di Milano che lo scorso 13 febbraio sparò  a un cittadino cileno che cercava di sfuggire a un controllo, andrà a processo con l'accusa di omicidio volontario. Il gip Maria Vicidomini ha infatti accolto la richiesta del pubblico ministero Roberto Pellicano e disposto il giudizio immediato. Nei prossimi giorni la difesa di Amigoni dovrebbe avanzare l'istanza di rito abbreviato e a quel punto il processo sarà fissato per un'altra data e davanti ad un gup. La difesa del vigile, infatti, ha sempre sostenuto che l'agente quel pomeriggio, in zona Parco Lambro alla periferia orientale di Milano, ha sparato da una distanza compresa tra i 15 e i 20 metri, solo a scopo intimidatorio e non con l'arma rivolta verso il cileno, Marcelo Valentino Gomez Cortes. La perizia disposta dal pm, invece, ha accertato che il vigile avrebbe esploso il colpo da una distanza che va da un minimo di 50 centimetri a un massimo di due metri e 80 centimetri, mentre il giovane correva. Il proiettile, secondo le indagini, ha raggiunto l'immigrato alla schiena, uscendo poi dal cuore.

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