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Spunta la pista americana e ora i cardinali non possono usare i cellulari

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Santa Sede blindata: vietato ogni contatto con l'esterno. Intanto si fa strada l'ipotesi di una regia Oltreoceano: l'ex maggiordomo ha lavorato per un vescovo Usa

Nicoletta Orlandi Posti
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  Un'altra giornata difficile, Oltretevere, dove l'atmosfera si fa tesa. Qualcuno arriva a dire che dovrebbe essere impedito l'uso dei cellulari, e così si teme a farsi vedere troppo con il telefono in mano, la consegna del silenzio è quasi totale. Anche perché la confusione, tra la ridda di voci che si inseguono, è tanta, troppa. E forte è bisogno di capire, di ragionare, è sempre più forte: non è possibile che sia solo una storiaccia di tradimenti e di colpi bassi curiali. E si pensa a piste che portano un po' più lontano. Per esempio, negli Stati Uniti. Intanto saltano gli appuntamenti, i cardinali sono blindati;  d'altra parte il moltiplicarsi di notizie, illazioni, retroscena, fonti anonime,  rende tutto più complesso, confuso. Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa, ha deciso di tenere una sorta di briefing quotidiano per smentire gran parte delle notizie riportate dai media. Il direttore dell'Osservatore romano, Giovanni Maria Vian, intervista personalmente il sostituto della Segreteria di Stato vaticano, monsignor Angelo Becciu, il quale espone con chiarezza la linea della santa Sede, a cui attenersi. Gli avvocati di Gabriele non parlano con i giornalisti. E in questo quadro si muovono e si rincorrono le voci, insistendo sui possibili colpevoli, corvi e talpe: un cardinale, due cardinali, del Sud, di Curia, laici addetti a segreterie varie... Il punto è che, ora, mettendo insieme i vari elementi dell'infinito puzzle, una domanda sembra imporsi, tra le tante altre: possibile che questa situazione straordinaria, che non ha eguali nella storia, almeno recente,  del Papato, sia originata da semplici beghe interne, equilibri alterati di potere curiali o simili? E se così è, come si chiedono in molti, fuori e dentro le mura vaticane, a chi giova creare tanta confusione, gettare discredito sull'attuale Pontificato?  Qualcuno segue un semplice ragionamento. Il Papa ha fatto capire chiaramente, fin dal momento della sua elezione, che avrebbe tirato dritto per la sua strada, essendo «un umile lavoratore nella vigna del Signore», ossia anche potarla, quando occorre, questa vigna. Di fatto, il Papa riesce a rimuovere vescovi senza cedimenti, a colpire capi carismatici di movimenti, a sostenere posizioni non gradite in fatto di bioetica. Negli Usa il contrasto tra l'amministrazione Obama e la Chiesa cattolica è diventato sempre più aspro, tanto che analisti politici e commentatori sottolineano la possibilità che alle prossime elezioni il presidente potrebbe rischiare la non rielezione proprio per il voto contrario dei cattolici. Dietrologia pura? Forse elementi di riflessione in più. E si riflette anche sulla storia personale di Paolo Gabriele, per anni al servizio dal prefetto della Casa pontificia, l'americano monsignor James Harvey, prima di arrivare all'appartamento papale, chiedendosi come  abbia potuto essere trascinato in questa storia, data la sua fedeltà assoluta a coloro per chi ha lavorato. Per il momento, la certezza è che ci saranno nei prossimi giorni gli interrogatori formali per il presunto corvo, Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa ora trattenuto in una camera di sicurezza della Gendarmeria vaticana con l'accusa di furto aggravato. Ora si attende il momento in cui  Gabriele dovrà ripetere la sua versione dei fatti alla presenza del giudice istruttore e del promotore di giustizia. A sentire padre Lombardi, i colloqui potranno avvenire già alla fine di questa settimana o all'inizio della prossima e ha confermato la volontà dell'avvocato Carlo Fusco, di non parlare con la stampa a garanzia e tutela del segreto processuale.   Nell'inchiesta giudiziaria «sono state sentite e interrogate altre persone. Ma non c'è nessun altra persona trattenuta in arresto», spiega il direttore della Sala stampa, e giunge all'ennesima smentita: «Non corrisponde a realtà  la notizia che racconta del ritrovamento in casa dell'indagato di buste di documenti con indirizzi dei destinatari a cui recapitarle». Non è escluso che con il procedere dell'inchiesta, se ci fosse necessità  di indagare su cittadini italiani, le cose cambierebbero. Nessun atto formale, finora, neppure rispetto alla pubblicazione di documenti riservati nel libro Sua Santità di Gianluigi Nuzzi. Il Vaticano la definì «atto criminoso» La questione, ha chiarito padre Lombardi, è «ancora in fase di studio e chiarimento».  L'altra “fonte” ufficiale del giorno si può individuare nel contenuto dell'intervista rilasciata all'Osservatore romano da monsignor Becciu. Davanti alla vicenda che ha portato all'arresto del suo assistente di camera, «certo, prevale nel Papa la pietà per la persona coinvolta». Una affermazione che sembra confermare la possibilità di un atteggiamento di perdono e comprensione, da parte di Benedetto XVI, verso il suo ex maggiordomo. «Il Papa stesso», afferma monsignor Becciu nell'intervista, «è addolorato, perchè, stando a quanto sinora si è potuto appurare, qualcuno a lui vicino sembra responsabile di comportamenti ingiustificabili sotto ogni profilo». E il prelato ribadisce il concetto: la pubblicazione delle carte “trafugate” rappresenta un'azione «che non esito a definire criminosa». di Caterina Maniaci  

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