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Agguato Adinolfi: spunta la pista delle mafie balcaniche

Ancora nessuna rivendicazione per il ferimento dell'Ad Ansaldo. Rimangono in piedi le ipotesi brigatiste e anarchiche, ma prende corpo un nuovo scenario

Pruneddu Pietro
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Dopo la gambizzazione di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, è il momento delle ipotesi. Gli inquirenti sono al lavoro per ricostruire la dinamica dell'agguato e dare un nome ai due esecutori della sparatoria. Gli investigatori, sin dal primo momento, hanno trovato molte somiglianze con il modus operandi dei brigatisti, ma adesso spunta l'ipotesi della criminalità balcanica.  Stranezze - Le anomalie sono tante: innanzitutto non è ancora arrivata alcuna rivendicazione ad oltre 24 ore dall'agguato. Ci sono dubbi sul fatto che gli esecutori facciano parte di una banda strutturata. Si pensa più a emulatori che a esperti, anche se la dinamica risponde ai canoni brigatisti. Ma il dettaglio della mancanza di rivendicazione non quadra: son già passate troppe ore. I magistrati continuano a dire di non avere "alcuna tesi precostituita stante la mancanza di una rivendicazione". L'unica pista esclusa è quella personale. La gambizzazione brigatista presenta altre anomalie: ha sparato un uomo solo, lo scooter rubato non rimanda a un'organizzazione militare, sono stati esplosi pochi colpi per un agguato di questo genere. La pistola - L'arma usata è una Tokarev calibro 7,62. Pistola simbolica, prodotta dall'esercito russo. "Uno dei primi attentati delle Br fu proprio all'Ansaldo negli anni Settanta. Oggi è come se avessero voluto dire 'Ricominciamo come 40 anni fa", hanno spiegato gli investigatori. Ma proprio la pistola ha aperto un nuovo scenario: Ansaldo Nucleare, infatti, lavora in componenti e gestione dei rifiuti radioattivi in Romania, Ucraina, Estonia, Russia. Settore nevralgico, nel quale girano interessi delle mafie locali. E la pistola Tokarev è un'arma molto diffusa tra le organizzazioni criminali dell'Est Europa e nei Balcani.      

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