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Maroni chi? Ecco perché la Lega non morirà

Filippo Facci visto da Vasinca

I problemi restano, i partiti latitano i giornalisti cazzeggiano. E così...

Andrea Tempestini
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I video sui 23enni del Pdl sottovuoto spinto (soprattutto quelli al citofono) sono fondamentali e interessantissimi. Non potremmo sopravvivere neanche senza una dose giornaliera di 20-25 articoli sull'evoluzione del renzismo e sulle primarie mondiali del Pd. Del resto è così, Pdl e Pd attraversano momenti di rifondazione e l'Italia deve sapere: ma è curioso come, intanto, nessuno o quasi si fili la Lega, che pure sta decidendo il nuovo segretario e scommette sul proprio futuro. È un partito più piccolo, ma la noncuranza mediatica che lo riguarda è soprattutto un tic giornalistico che l'accompagna dalla sua nascita. È la più vecchia formazione politica del Parlamento, i temi che ha anticipato riempiono a tutt'oggi l'agenda politica, mentre il mitico radicamento sul territorio c'era e c'è ancora. La sostanza è che nessuna delle spinte che hanno fatto nascere il leghismo è ancora venuta meno: e non lo diciamo per farle propaganda - chi se ne frega - ma per ricordare che nacque, la Lega, anche e soprattutto perché c'era un pezzo d'Italia di cui i giornalisti non parlavano mai. Oggi se ne parla: ma la sinistra, il localismo e il decentramento, deve ancora elaborarli, mentre la destra è entrata nel cono d'ombra di un'eterna elaborazione del lutto berlusconiano. I problemi restano, i partiti latitano, i giornalisti cazzeggiano o si perdono dietro gli eredi del Pci e della Dc: è la ragione per cui la Lega nacque, e per cui sopravvivrà. di Filippo Facci @FilippoFacci1

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