Facci: i candidati
I falchi del Pdl che ora dicono no alle primarie un anno fa erano entusiasti, solo perché le aveva proposte Berlusconi. Ecco cosa si ottiene dopo 20 anni di "non partito"
Certi falchi che adesso si oppongono alle primarie del Pdl (tra questi Raffaele Fitto e Mara Carfagna) un anno fa esaltavano le primarie come suprema meraviglia: e le esaltavano - ricordava Fabrizio Roncone sul Corriere di ieri - solo perché le aveva annunciate Berlusconi. Poi Berlusconi cambiò idea, e i falchi, allora come ora, si adeguarono. Non solo: quasi tutti i candidati, in pratica, si ritirarono a un solo cenno di Berlusconi, mentre chi non lo fece - tipo Crosetto o la Meloni - si mise automaticamente fuori dal partito. Ora, un anno dopo, il quadro è semplicemente lo stesso: e perché avrebbe dovuto cambiare? Da una parte c'è Berlusconi con la sua corte dei miracoli, l'inossidabile, l'irripetibile, l'insostituibile Berlusconi, uomo che tuttavia non è più sufficiente per vincere da solo (opinione personale) e che non può più giustificare l'inesistenza di un vero partito. Dall'altra c'è chi vuole le primarie e magari le sogna da tempo, ma, ora che si prospettano davvero, ecco che l'incubo si avvera: dopo vent'anni di non-partito (vent'anni a cacciare i pensanti, a non fare congressi né veri né finti, a fare casting sulla base del look e dell'accondiscendenza, a passare da Lucio Colletti a Mara Carfagna) e insomma: dopo vent'anni di non-partito, morale, ci si accorge che non si passa da partito carismatico a movimento popolare nell'arco di due mesi. E ci si accorge, dunque, che manca una cosa. Vedi titolo. di Filippo Facci