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Facci: dal Pdl a Forza Italia, l'azzurro passato

Filippo Facci visto dal nostro Vasinca

Nel centrodestra si vuol tornare allo "spirito del 1994", ovvero quando Berlusconi vinceva. Ma la verità, amara, è che i liberali veri sono stati tutti eliminati

Giulio Bucchi
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Si apprende nuovamente che «gli elettori del Pdl rivogliono Forza Italia» e quindi «lo spirito degli inizi», ma confesso - umilmente, giuro - che non capisco che cosa voglia dire. Com'era Forza Italia? Com'era lo spirito degli inizi? Era che Forza Italia vinceva, e grazie tante: 21 per cento nel marzo 1994 e 30 per cento in giugno. Poi? Poi c'era la celebre videocassetta di Berlusconi, i primi sondaggi, i kit del candidato (opuscolo di Giuliano Urbani, programma in altre 11 videocassette, vademecum di comunicazione, audiocassetta con inno, bandiere e gagliardetti all'americana, penne, orologi, adesivi, spille, coccarde, cravatte) e poi c'erano i «club di Forza Italia» annunciati in 12 mila e già ridotti a 1500 nel tardo 1994, un fallimento non risollevato da «200-300 mila promoter azzurri» che non si videro mai. La verità è che già nel 1994, dopo il trionfo delle Europee, Berlusconi ritenne che il partito leggero non fosse un limite bensì un requisito. Cosicché vari delegati, nominati dall'alto, procedettero alla nomina dei gruppi dirigenti locali: mancava cioè un gruppo dirigente eletto, allora come oggi. C'era Berlusconi, certo. E certo, c'era anche il sogno della «rivoluzione liberale»: ma sarebbe già buono ammettere che semplicemente non fu fatta (solo per colpa dei comunisti?) e sarebbe ottimo ricordare che i liberali autentici e pensanti, quelli arruolati nel 1994, sono stati fatti fuori tutti. Giudicate voi chi li abbia mediamente sostituiti. di Filippo Facci

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