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Il cupo dello Stato

Se un candidato di parte non va bene e un forte candidato bipartisan non può esistere ecco spiegato il grande successo delle grigie figure

Lucia Esposito
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Filippo Facci L'impressione è che a sinistra il veto degli avversari sia considerato un valore, un incentivo. Prodi e Marini sono due candidati che per storia dovrebbero assomigliarsi (lo notava Christian Rocca sul suo blog, Camillo) e infatti sono due cattolici piddini, ex Dc, ex boiardi, ex filo-sindacato, ex un sacco di cose che li hanno accomunati nel loro percorso politico e istituzionale. Ecco perché Renzi, contrario a Marini ma silente su Prodi, ha rischiato il ridicolo. Ecco perché i piddini, pronti alla sollevazione per la candidatura di Marini ma pronti a festeggiare una vittoria di Prodi, il ridicolo l'han già raggiunto. La differenza tra i due candidati l'ha fatta soprattutto il veto del centrodestra: col risultato che lo stesso veto corrisponde a quello di milioni di italiani (di centrodestra) e quindi addio sogni condivisione e altre balle. Vale anche la regola opposta, naturalmente: che un candidato piaccia agli avversari è considerato un disvalore, e farlo presente è un classico modo per delegittimarlo. È stato così per Renzi, colpevole di piacere a certi impresentabili. È stato così per Grasso, che siccome piaceva anche a destra (addirittura a Berlusconi e Dell'Utri) è stato presentato come un indiziato di reato. Morale: se un candidato di parte non va bene, e un forte candidato bipartisan in Italia non può esistere, ecco spiegato, da noi, il grande successo delle grigie figure.

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